San Mauro, abate

Il 15 gennaio, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Mauro, abate. Di Maurus (Mauro), questo il suo nome nella natia lingua latina, si hanno poche e non sempre comprovate notizie, provenienti per lo più da uno dei “Dialoghi” tramandatici dal papa e dottore della Chiesa San Gregorio I “Magno” (540-604). Mauro nacque a Roma, verosimilmente tra il 512 e il 516, da una ricca e altolocata famiglia cristiana, durante il regno romano-barbarico degli Ostrogoti. Secondo la tradizione, fu discepolo di San Benedetto da Norcia (480-547), fondatore dell’ordine religioso dei Benedettini. Infatti, tra il 524 e il 528, ancora ragazzo, sarebbe stato accompagnato dai genitori, unitamente al suo amico e coetaneo Placidus (Placido), anch’esso appartenente a una nobile casata, nel monastero fondato da Benedetto nella località dei monti Simbruini nota come “Sub Lacum” (letteralmente “Sotto il lago”), nome derivante dalla presenza, all’epoca, di un laghetto artificiale presso le rovine della villa dell’imperatore romano Nerone, a circa un’ottantina di chilometri a est dell’Urbe (oggi Subiaco, in provincia di Roma, regione Lazio). Qui fu affidato personalmente al predetto fondatore, per farlo educare convenientemente. Nell’abbazia, Mauro entrò subito nelle grazie del Patriarca, colpito dalle tre importanti doti che lo distinguevano e che lo avrebbero contrassegnato per il resto della vita: l’austerità, la dolcezza e la continenza più assoluta, per le quali era proposto agli altri allievi come esempio da seguire. In lui, il seme della cristiana perfezione si radicò profondamente, tanto che molteplici sono gli episodi della sua vita, tutti edificanti e capaci di illuminarci, che la tradizione ci tramanda in merito. Uno è molto indicativo: un giorno il suo confratello Placido, l’amico d’infanzia col quale era a suo tempo giunto in loco, mentre stava attingendo acqua per la comunità monastica, cadde in un laghetto non lontano dal convento e, non sapendo nuotare, era in procinto di annegare. San Benedetto, che in una soprannaturale visione aveva visto tutta la scena, divinamente ispirato ordinò a Mauro di correre all'istante in suo aiuto. Egli ottemperò e corse a perdifiato fino alla riva lacustre e anche oltre, dove l’acqua era profonda, senza neanche bagnarsi. Aveva miracolosamente camminato sull’acqua, potendo così agevolmente raggiungere, soccorrere e riportare sano e salvo a riva l’amico. San Benedetto, il quale sempre più lo apprezzava, lo avrebbe anche condotto con sé al monastero da lui fondato a Montecassino (oggi in provincia di Frosinone, regione Lazio), di cui Mauro sarebbe diventato poi abate, tanto da far presagire ai più che egli sarebbe un giorno stato il successore dello stesso Patriarca. Un giorno arrivò in quest’ultimo monastero un bambino muto in cerca della benedizione di San Benedetto, che però in quel frangente era assente. Allora il giovane fu presentato a Mauro che, dopo aver pregato, lo guarì immediatamente. Quando ormai tutti pensavano che Mauro stesse per diventare il successore di San Benedetto, nell’incarico di abate dell’Abbazia di Montecassino, il Patriarca ormai stanco e anziano gli affidò il compito di recarsi nei territori di quella che era stata la Gallia romana (odierna Francia), per la creazione di una nuova fondazione benedettina. Così, nell'anno 543, dopo aver ricevuto la benedizione, partì per quel luogo lontano, dove giunse nella località oggi nota coma Glanfeuil in territorio dell’odierna Angers, lungo il fiume Loira. Qui diede avvio al primo monastero dell’ordine Benedettino fuori della penisola italiana, che diresse per molti anni. Si tratta dell’abbazia oggi nota come di “Saint-Maur-de-Glanfeuil”, che da lui prese il nome, lungo il predetto corso d’acqua (oggi nel comune di Le Thoureil, regione Maine-et-Loire, nord-ovest della Francia). Per questo i religiosi della congregazione benedettina francese, che sorgerà nel 1618, vennero anche chiamati “Maurini”. Tornato infine in Italia, alla morte di San Benedetto gli succedette effettivamente come abate di Montecassino, esemplare nella preghiera e nella fedeltà al Vangelo, primo erede diretto di ciò che lasciava il fondatore. Qui, giunto all’età di circa settant’anni, ormai stanco e malato, si spogliò della carica rivestita con tanto rigore, per prepararsi alla morte, giunta il 15 gennaio di un anno fra il 582 e il 588. Si ignora il luogo della sua sepoltura. Auguri a chi porta questo nome e lo festeggia in data odierna.
IMMAGINE: "San Mauro abate", statua lignea policroma dipinta ad olio e oro, realizzata, verosimilmente nel XVIII secolo, da ignoto scultore di ambito campano. L'opera si trova presso la cappella dedicata al santo, all'interno della chiesa parrocchiale di Sant'Eufemia, a San Mauro la Bruca (in provincia di Salerno).
Roberto Moggi
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