Oggi
- 8 gennaio 2024 - lunedì della prima settimana del tempo ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Massimo, noto con la
specificazione “di Pavia”, vescovo e confessore. Di Maximus (Massimo),
questo il suo nome nella natia lingua latina, si hanno notizie scarse e
non sempre attendibili. Sappiamo comunque che nacque verso il 450 da
un’illustre famiglia dell’Italia nord-occidentale, probabilmente di una
zona corrispondente all’odierno
Monferrato, quasi interamente compresa nell’attuale provincia di
Alessandria, nella regione del Piemonte. Nella sua giovinezza si dedicò
prima alla carriera militare, salvo poi entrare nella vita religiosa ed
essere ordinato sacerdote. Da quel momento, si dedicò particolarmente
all’evangelizzazione della regione natia e territori limitrofi. Si sa,
con certezza, che nel 496 fu eletto vescovo della vicina città di
Ticinum (oggi Pavia, capoluogo dell’omonima provincia della regione
Lombardia), quale successore di Epiphanius (Epifanio). In quella diocesi
si ricordano due vescovi con il nome di massimo ma pare accertato che
si tratti in realtà del nome di un unico Pastore, il quale,
presumibilmente a causa di un errore di trascrizione nella lista
episcopale, sarebbe stato citato due volte. La tradizione vuole che, in
epoca imprecisata orientativamente compresa negli ultimi decenni del V
secolo, abbia fondato nel suo territorio d’origine la nuova città di
Forum Fulvii Valentinum (oggi Valenza, nella regione storica del
Monferrato, in provincia di Alessandria, Piemonte). Si tramanda, a
quest’ultimo proposito, che Massimo abbia fatto costruire il nuovo
centro abitato sul luogo in cui si era posata una colomba appositamente
lasciata libera. Questa località, oggi compresa nella città di Valenza, è
ancora oggi chiamata “Colombina”. Per le sue eccelse doti intellettuali
e diplomatiche, Massimo fu anche ambasciatore del re degli Ostrogoti
Teodorico detto “il Grande”, senza tralasciare di prendere parte attiva
alla vita ecclesiale, conducendo o comunque partecipando ai vari concili
ecumenici tenutisi a Roma tra il V e il VI secolo, per discutere
innovazioni e salvaguardare i diritti della Chiesa. Difese apertamente
le ragioni del legittimo pontefice Simmaco (dal 498 al 514), futuro
santo, durante la disputa che portò allo scisma causato dalla sua lotta
contro l’antipapa Lorenzo. Scrisse un severo quanto coraggioso
ammonimento ai sovrani del tempo, richiamandoli ai doveri cristiani.
Morì a Ticinum (Pavia) nel 514 (ma secondo altre fonti nel 510 o 511).
Fonti attendibili sostengono che sia stato sepolto nella stessa città,
nella pregevole chiesa romanica di San Giovanni in Borgo, da lui stesso
fondata e detta anche San Giovanni “de Coemeterio” per il vicino
cimitero o “de palude” per essere posta nella paludosa parte bassa della
città, vicino al fiume Ticino. La chiesa fu purtroppo demolita nel 1818
e, da allora, non si hanno più notizie certe sulle reliquie del santo
Pastore.
Roberto Moggi
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