Il 16 gennaio, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Marcello I, papa. Di Marcellus (Marcello), questo il suo nome nella natia lingua latina, si conosce ben poco prima della sua elezione al Soglio Pontificio. Le principali notizie che lo riguardano, si rilevano dal “Liber Pontificalis” (Libro dei papi) e dal Breviario Romano, che riprendono entrambi un “Passio Marcelli” (Passione di Marcello) del V secolo, contenuto negli “Acta Sanctorum”. Egli nacque a Roma probabilmente verso il 255 e vi divenne presbitero. Durante il governo dell’imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305), le persecuzioni contro i cristiani si fecero particolarmente violente, tanto che parecchi di quelli con la religiosità più tenue, sottoposti a minacce e torture, nella loro debolezza e fragilità umana giunsero, per paura e sfinimento, ad abiurare la fede in Cristo e a sacrificare agli dei pagani, per aver salva la vita loro e dei familiari. A questa drammatica situazione, nel 304, si aggiunse la rinuncia all'ufficio di romano pontefice da parte del vigente papa San Marcellino I (dal 296 al 304). Fu così che - come indica la tradizione - dopo un periodo di vacanza della sede durato circa due anni, nel 306, Marcello sarebbe stato eletto quale suo successore, anche se pare abbia dovuto attendere fino al 308 prima di prendere effettivo possesso della Cattedra. A tale proposito, comunque, è opportuno specificare come alcuni studiosi ipotizzino che - sebbene in calendari ed elenchi pontificali gli sia attribuito il titolo di pontefice (trentunesimo in ordine cronologico) - forse egli non lo sarebbe effettivamente mai stato, rivestendo semplicemente il precario ruolo e titolo di “Primo tra i sacerdoti romani”, per sopperire in qualche modo alla predetta subentrata abdicazione del pontefice Marcellino I. In ogni caso, sotto il regno del nuovo imperatore Massenzio (dal 306 al 312), la Chiesa romana si riformò tramite la guida inflessibile di Marcello, che, con grande dinamismo, cercò anche di riorganizzarla attraverso una nuova suddivisione amministrativa dell’intero territorio imperiale, ripartito in venticinque “Sezioni” o “Parrocchie”, che presero il nome di “Tituli” (Titoli). Intanto, si era venuto a creare il problema dei moltissimi cristiani che - come visto - per paura o costrizione avevano rinnegato il proprio credo. Questi ultimi, infatti, chiedevano a gran voce, manifestando pentimento, di essere riammessi nella Chiesa. I fedeli che avevano apostatato e che ora volevano tornare in seno alla comunità dei credenti, furono chiamati “Lapsi” (dal latino “Lapsus”: “Cadere” o “scivolare”), cioè “Caduti” o “Scivolati”. Quelli che erano ricaduti apertamente e stabilmente nei loro culti idolatri, invece, furono chiamati “Relapsi” o “Relassi” (dal latino “Relapsus”: “Ricadere”), cioè “Ricaduti”. Tali erano considerati tutti quelli tornati al paganesimo dopo avere abbracciato la fede cristiana. Marcello affrontò questa seria problematica con grande energia, ma il problema dei “Lapsi” e dei “Relapsi” fu molto difficile da comporre e risolvere, profondamente segnato com’era dalle piaghe dell’infedeltà e dalle cicatrici del tradimento. Egli fu rigoroso con i “Lapsi”, ai quali impose pesanti penitenze e severissimo con i “Relapsi”. Altrettanto duro fu, inoltre, con coloro che, all’interno della chiesa, avevano formato una specie di fazione “lassista”, che tentava di giustificare, se non addirittura difendere, il comportamento dei cristiani rinnegati. Egli pretese, da chi voleva essere riammessi nel consesso dei fedeli, la penitenza, il sincero pentimento e l’impegno a non più cadere. Tuttavia, a causa della sua intransigenza, si formò nella Chiesa e nella società romana un partito che gli si opponeva, mentre scoppiarono tumulti e avvennero altre sedizioni. Secondo quanto riportato dal "Catalogo Liberiano", che parla d’un pontificato durato meno di due anni, verso la fine del 308 o l'inizio del 309, l’Imperatore Massenzio lo ritenne responsabile dei disordini e lo fece condannare a compiere forzatamente i lavori più umili e faticosi nelle stalle di un “Catabulum” romano (ossia, una sede del servizio postale dell'Impero Romano) fino alla morte avvenuta per sfinimento, verosimilmente il 16 gennaio 309. Il suo corpo, secondo il “Martirologio Geronimiano”, fu sepolto fuori l’Urbe, nelle catacombe dette di Priscilla, dove si trova una lapide con l’epigrafe che papa San Damaso I (dal 366 al 384) fece collocare in sua memoria, tracciandone sinteticamente i punti principali della vita. Essa, nella traduzione italiana dal latino, recita: “Pastore vero, perché manifestò ai lapsi l’obbligo che avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza, fu considerato da quei miserabili come un terribile nemico. Di qui il furore, l’odio, la discordia, la sedizione, la morte”. Cinquecento anni dopo, nel corso del IX secolo, le sue spoglie furono trasferite e tumulate sotto l'altare maggiore della chiesa di San Marcello al Corso in Roma, dove ancora oggi si trovano.
IMMAGINE: "San Marcello I, papa", fotografia in bianco e nero dell'affresco, a tempera su intonaco murale, realizzato nel 1890 dal pittore romano Cesare Mariani (1826-1901). L'opera si trova all'interno della cattedrale di Ascoli Piceno (regione Marche).
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.