San Marcellino di Ancona

Oggi - 9 gennaio 2024 - martedì della I settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Marcellino, noto con la specificazione “di Ancona”, vescovo. Di Marcellinus (Marcellino), questo il suo nome nella natia lingua latina, si conoscono poche notizie certe, mentre la sua vita è descritta in due tradizioni differenti. Secondo la prima, ritenuta attendibile dalla maggioranza degli agiografi, sarebbe nato ad Ancona, sulla costa adriatica del centro circa della Penisola Italiana (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione Marche), verso la fine del V o l’inizio del VI secolo, probabilmente durante il regno barbarico degli Ostrogoti, detto “d’Italia” (dal 493 al 553), dalla nobile famiglia Boccamajore o Boccamajori. Sarebbe stato un Patrizio di quella città, fino a quando si diede alla vita religiosa. Secondo la seconda e decisamente minoritaria tradizione, invece, sarebbe nato in una non meglio precisata provincia dell’Africa Romana, pure sul finire del V o il principio del VI secolo, da genitori cristiani ricchi di beni e virtù, che fin da bambino lo istruirono nella religione cristiana. Era forse ventenne, quando, con due suoi compagni, si ritirò in una grotta isolata di un locale deserto, lontano dai rumori e dalle distrazioni mondane, dedito alla meditazione delle divine verità e alla penitenza. Animato da spirito missionario, desiderando far conoscere il Signore e il suo Vangelo alle genti che ancora erano nelle tenebre, Marcellino passò nella Gallia, pure Provincia dell’Impero Romano, predicando il Vangelo nei pressi delle Alpi, ottenendo abbondanti conversioni, prima di stabilirsi ad Ancona. Le due predette versioni della sua vita diventano da quel momento concordi. Infatti, sappiamo con certezza che fu eletto vescovo di Ancona nel 550 o 551 (ma secondo altre fonti tra il 550 e il 558). Fu il sesto Pastore in ordine cronologico di quella diocesi, esercitando il suo ministero con grande zelo, tanto che il papa Gregorio I detto “Magno”, che sarebbe divenuto dottore della Chiesa e santo (regnante dal 540 al 604), lo definì “Vir vitae venerabilis” (“Uomo di vita venerabile”), venendo anche considerato “Uomo santo e pieno di zelo per la santificazione del popolo”. Mentre si dedicava alla salvezza delle anime del suo popolo, tuttavia, non trascurava mai la meditazione e la preghiera. Il Martirologio Romano riporta la narrazione tradizionale, tramandata in forma scritta dal medesimo pontefice, secondo cui Marcellino, in data imprecisata del VI secolo, salvò in modo sovrannaturale la propria città da un violentissimo incendio. Espone la cronaca che un giorno divampò ad Ancona un incendio furioso e assolutamente incontrollabile, che gli abitanti non riuscivano in alcun modo a spegnere, tanto che la città era ormai condannata alla distruzione completa. Marcellino allora, non potendo muoversi autonomamente a causa di una grave forma di gotta che lo affliggeva, si fece trasportare vicino all’immane rogo con il Vangelo in mano, ottenendone, attraverso la preghiera, l’immediato spegnimento. Da ciò deriva l’immagine iconografica che sovente lo rappresenta nell’atto di spegnere il fuoco. La sua memoria è legata anche a un famoso codice evangeliario da lui predisposto nel VI secolo, che in suo onore sarà poi detto “Evangeliario di san Marcellino” (“S. Marcellini Evangeliarium anconitanum SS. Matthaei, Marci et Lucae”), conservato ad Ancona nella Biblioteca Diocesana, riportante alcuni brani dai vangeli di Matteo, Marco e Luca. Dio lo chiamò a sé nell'anno 568. Le sue spoglie sono conservate in un'urna collocata nella Cripta dei Protettori della Cattedrale di San Ciriaco di Ancona. Roberto Moggi
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