I Ching e sincronicità

 


I Ching, il Libro dei Mutamenti, l'antico libro degli oracoli, è ritenuto il più antico dei testi cinesi e taoisti. Per la letteratura orientale, diversi sono gli autori del Libro dei Mutamenti: Fu Hsi, il re Wen, il duca di Chou e Confucio. Quest'ultimo lo considerava un libro di saggezza, molti invece lo consideravano solamente una raccolta di formule magiche.

Un po' come la Bibbia, come la Divina Commedia di Dante Alighieri e come il Libro Rosso di Carl Gustav Jung, il linguaggio de I Ching è arcaico e simbolico.

Inizialmente il Libro dei Mutamenti fu una raccolta destinata per essere utilizzata come oracolo, esso, infatti, nasce come libro dei si e dei no. Il “si” era rappresentato da una linea intera e il “no” da una linea spezzata. Solo successivamente, con Richard Wilhelm e Jung, il libro viene considerato sia come tecnica oracolare sia come metodo di esplorazione dell'inconscio. L'I Ching, infatti, considera sia la qualità individuale nascosta nelle cose e negli uomini sia la qualità individuale nascosta nel nostro inconscio. Attraverso la lettura di questo libro è possibile esaminare il proprio carattere, il proprio comportamento e le proprie motivazioni.

Jung (1950) lo considerava un «libro atto a coloro, se esistono, che amano conoscere sé stessi e la saggezza del pensiero e dell'azione». Nel volume VIII delle “Opere” lo psicologo svizzero descrive l'I Ching come «un metodo destinato da tempi antichissimi a cogliere nella sua totalità una situazione e a porre quindi il problema singolo nel quadro del grande gioco antitetico di Yang e Yin» (Jung, 1952, p. 480). Quest'ultimo, raffigurato dal nero, rappresenta la negatività, il femminile, il buio, la notte, il freddo, l'arrendevolezza, l'inconsistenza, ecc. Il principio Yang, invece, rappresenta il suo opposto, e quindi, la positività, il maschile, la luminosità, il giorno, il calore, la fermezza, la solidità e così via. Nel Libro dei Mutamenti lo Yang è rappresentato da una linea intera e lo Yin da una linea spezzata.

Secondo il pensiero orientale, l'intero universo viene attivato da questi due principi, lo Yin e lo Yang, il negativo e il positivo. Inoltre, si crede che niente di ciò esista se non in virtù della interazione continua tra queste due forze. Si dice, infatti, che tutte le cose esistono nel Tao e che esso è presente in tutte le cose. L'armonia viene considerata come il principio essenziale dell'ordine cosmico, in cui lo Yin e lo Yang sono eternamente complementari e continuamente in mutamento. Yin e Yang, materia ed energia, terra e cielo, vengono concepite come due poli coesistenti di un tutto indivisibile. Se osserviamo il simbolo del Tao, notiamo che esso è formata da due spirali (una nera e una bianca) che si avvolgono l'un l'altra. All'interno di ogni spirale, inoltre, compare un puntino di colore opposto.

Nel Libro dei Mutamenti vengono descritti 64 esagrammi. Questi ultimi derivano dalla combinazione degli otto segni che venivano considerati come immagini di ciò che avveniva in cielo e in terra, essi sono immagini che mutano continuamente. Dalla combinazione di questi otto segni, quindi, risultarono 64 esagrammi, che vengono considerati come lo strumento attraverso il quale è possibile determinare il significato di 64 situazioni differenti e insieme tipiche. Infatti, per il presunto autore dell'I Ching ciascun esagramma era concepito come un indicatore della situazione essenziale prevalente al momento della sua origine. Secondo la tradizione viene posta una domanda al fine di ottenere una riposta. Ripetere la formula non è consigliato appunto perché non è possibile ripetere la situazione originaria.

Jung (1950) nella sua “Prefazione a “I Ching”” scrive:

«Proprio come nell'interpretazione di un sogno bisogna attenersi scrupolosamente al testo del sogno, così nel consultare l'oracolo bisogna tenere a mente la forma in cui si è fatta la domanda, giacché la forma, appunto, pone un preciso limite all'interpretazione della risposta».

Secondo lo psicologo svizzero in questa opera viene fuori la vera mentalità orientale che, a differenza di quella occidentale che si basa sul principio di causalità (conoscibile e prevedibile), si fonda sull'aspetto accidentale (inconoscibile e imprevedibile) e quindi casuale degli eventi o, come lo ha denominato egli stesso, sulla sincronicità, che considera importante la coincidenza degli eventi nello spazio e nel tempo. In altri termini, come per gli occidentali la causalità descrive la sequenza “degli” eventi, per gli orientali la sincronicità descrive la coincidenza “tra gli” eventi. Inoltre, Jung (1947/1954) col termine sincronicità intende «la coincidenza – non troppo rara a constatarsi – di dati di fatto soggettivi e oggettivi che non può essere spiegata, almeno con i nostri mezzi attuali, in termini causali. È su questa premessa che si basano l'astrologia e il metodo dell'I Ching». Ancora sincronicità come «coincidenza o corrispondenza di un accadimento psichico e di uno fisico, senza che vi sia una relazione causale tra l'uno e l'altro. Tali fenomeni sincronici avvengono, per esempio, quando vicende interne (sogni, visioni, presentimenti) trovano corrispondenza nella realtà esterna» (Jung, 1992, p. 478).

In Ricordi, sogni, riflessioni Jung (1992) spiega i motivi della scelta del termine “sincronicità”:

«Ho scelto il termine “sincronicità” perché la simultaneità di due accadimenti legati da un significato ma non da causalità mi è sembrato un criterio essenziale. Uso dunque il concetto generale di sincronicità nel senso specifico di una coincidenza di due o più accadimenti che non stanno tra loro in relazione causale e hanno un significato uguale o simile».

La sincronicità garantisce che l'esagramma, venuto fuori dopo aver lanciato sei volte le tre monete, sia una fedele immagine dello stato psichico di colui che interroga il Libro dei Mutamenti. Esiste, infatti, una corrispondenza tra lo stato psichico di colui che formula la domanda e l'esagramma di risposta. La personalità del soggetto che formula la domanda è spesso coinvolta nella risposta dell'oracolo. Non è il Libro dei Mutamenti a rispondere, siamo noi a fare un uso personale della risposta. In terapia, per esempio, ciò che l'oracolo accennerà sarà proprio quello che la psiche vuole cogliere. La psiche è connessa a quel dato esagramma. Inoltre, la sincronicità non è solo un'esperienza del paziente ma anche dell'analista perché entrambi si trovano nello stesso sistema di riferimento.

Widmann (2006) spiega che oramai è accettata dalla cultura contemporanea l'ipotesi che l'inconscio sia responsabile di comportamenti apparentemente fortuiti. Egli definisce l'inconscio come destino. Proprio come il destino, l'inconscio compie talvolta delle scelte che l'Io non sa comprendere, prende decisioni che l'Io non sa decidere, affronta conseguenze di cui l'Io non si assume la responsabilità.

Conti nella sua Introduzione a L'arte della guerra di Sun Tzu scrive che l'I Ching è «come uno specchio dove è possibile conoscere meglio se stessi, dove è possibile fare esperienza delle più remote province della nostra mente, dei più reconditi spazi dell'immaginazione e in tal modo abbracciare o ricongiungersi con le istanze più autentiche dell'operare per il presente e il futuro» (Sun Tzu, 2006, p. 22).

Nel suo libro Sul destino Widmann (2006) scrive che l'I Ching «non è un strumento oracolare che illumini con immediatezza le scelte dell'uomo. Non è pensato per domande a risposta chiusa (si/no, vero/falso), ma per sollecitare riflessioni a tutto campo. […] La pratica oracolare dell'I Ching non si fonda sul valore della risposta ma su quello della domanda. […] È diretta a scandagliare l'ignoto che è dentro l'uomo, non quello che è fuori. […] L'I Ching testimonia nel modo più efficace che esistono modi introspettivi e non divinatori di consultare gli oracoli».

Ma già nel diciottesimo secolo Tsunetomo (2010) scriveva:

«Per la tradizione, l'I Ching non è un libro di divinazione, ma esattamente il contrario. Lo si può capire dal fatto che l'ideogramma cinese “I” significa “Mutamento”. Se il libro predice buona fortuna a qualcuno, ma poi costui si comporta male, il suo destino muta e diventa infausto. Se invece il libro prevede sfortuna, ma la persona si comporta bene, avrà successo».

Per concludere, alla luce di quello che è stato scritto, è possibile dire che l'I Ching può essere considerato uno strumento proiettivo particolarmente efficace sia perché consente l'emersione di contenuti inconsci sia perché permette una esperienza di sincronicità del singolo paziente e della diade paziente-analista.

Trovo esaustivo il caso di Henry citato ne L’uomo e i suoi simboli di Jung (1980), che riassumo così:

In analisi, Henry (un uomo che faceva esclusivamente affidamento sul proprio pensiero razionale) portò a Jung quattro sogni straordinari, basati su temi irrazionali. Dopo aver portato il primo sogno, Jung consigliò a Henry di leggere e consultare il libro cinese degli oracoli.

Diverse settimane dopo avere studiato l’I Ching, Henry seguì il consiglio di Jung e procedette al lancio delle monete, che produsse su di lui un effetto particolare. L’oracolo, infatti, conteneva diversi e sorprendenti riferimenti al suo sogno e alle sue condizioni psichiche generali. Per una grandiosa coincidenza sincronistica, dal lancio delle monete uscì l'esagramma 4, ossia “La Stoltezza giovanile”. In questo paragrafo dell’I Ching, le tre linee superiori di questo esagramma simboleggiano una montagna e hanno il significato di “immobilità”. Le tre linee inferiori, invece, simboleggiano l’acqua, l’abisso e la luna. Tutti questi simboli erano già presenti nei precedenti sogni di Henry. Fra le tante massime c’era un consiglio che faceva al suo caso: «per la stoltezza giovanile, cosa senza speranza è impigliarsi in vuote immagini. Quanto più ostinatamente essa si avvinghia a tali irreali fantasie, tanto più sicuramente resterà umiliata». Tutti questi riferimenti complementari colpirono Henry profondamente.

Successivamente, egli decise di consultare ancora una volta l’oracolo, perché nel suo sogno l’oracolo veniva consultato due volte. Però, il testo de “La Stoltezza giovanile” proibisce espressamente di consultare l’oracolo due volte. Per due notti Henry non riuscì a prendere sonno e la terza notte gli apparve un luminosa immagine onirica di grande potenza: un elmo con una spada sospesi nello spazio vuoto. Henry prese e aprì, a caso, l’I Ching immediatamente e sul commento al capitolo 30 vi lesse il seguente passo: «L’adesione è fuoco, significa armature, elmi, significa lance e armi». Adesso Henry comprendeva perché era proibito consultare intenzionalmente due volte l’oracolo. Perché, nel sogno, all’ego era proibito di porre una seconda domanda all’oracolo. In seguito il comportamento di Henry rivelò chiaramente che il sogno aveva avuto una profonda efficacia in quanto questo e l’I Ching lo avevano posto di fronte ai poteri profondi e irrazionali che vivevano dentro di lui. Da allora in poi Henry prestò attenzione ai messaggi dell’inconscio.
Dr. Angelo  Barbagallo
Autore Psicologo Psicoterapeuta  Catania
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