Cosmopolitismo, dottrina che considera ogni uomo «cittadino del mondo», sostenendo l'irrilevanza delle appartenenze nazionali. Il termine risale a Diogene il Cinico, il quale, interpellato sulla sua provenienza, rispose di essere «cosmopolita» (da κόσμος «mondo», e πολίτες «cittadino»).
Quando riusciremo a vedere qualsiasi persona simile a noi, a prescindere da qualsiasi provenienza, potremmo vivere come una costrizione isolante e restrittiva l'essere abitanti di una nazione circoscritta come avviene adesso.
Ma purtroppo c'è molta gente che ama vivere nella discriminazione del prossimo e ci basta pensare che nel nostro paese è nato un partito basato appunto sulla divisione e la discriminazione verso altri territori nazionali.
Una organizzazione che fa pensare più al desiderio di una oligarchia territoriale, rispetto alla democrazia espressa in un'unità nazionale, a cui tutti dovrebbero aspirare, a prescindere dalle ideologie professate.
Gli aderenti a tale partito si sentono ovviamente molto migliori degli abitanti di altre regioni, con tutta la becera brutalità con la quale alcuni esponenti esprimono la loro totale assenza di idee, confermata da più che indovinati e cornuti copricapi, che si presentano come ottimi pendant.
Vedo poi, qui su Facebook, pagine e gruppi ispirati a zone di appartenenza, dove predomina il "NOI E LORO" e i partecipanti, sentendosi vilipesi, bistrattati, sfruttati e addirittura odiati, ce l'hanno a morte con quelli che vivono in altri territori.
Un fenomeno che caratterizza molte persone: quello di professarsi orgogliose del loro luogo di origine, con tutti i pregi che si attribuirebbero ai nativi, come se non avessero potuto esistere altrimenti e come se avessero affrontato con successo una dura selezione, che ha permesso loro di poter vivere nella località dove si trovano.
Un ritornello che sostituisce "Noi appartenenti allo stesso mondo" con "Noi e loro" di individui che, se per assurdo, fossero trasportati in blocco in una qualsiasi altra località, che sia tra gli aborigeni australiani, o nel Burkina Faso, o a piacere, si professerebbero più che orgogliosi di essere nati lì. Un bisogno di appartenenza, per dare un senso di identificazione al loro essere, che caratterizza molte persone, rispetto al luogo, al ceto o a qualsiasi organizzazione siano riuscite ad appartenere, guardando dall'alto in basso chi non ne fa parte.
Cosmopolitismo, parola bella e impossibile per tutti gli stupidi che concorrono a renderla tale e che per ancora molto tempo potrà ispirare solo qualche romanzo di fantapolitica.
Senza alcuna pretesa di pessimismo, beninteso, rispetto a un comune fenomeno che rappresenta la realtà degli esseri umani.
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.