È gghiuto ’a lanterna ’mmano ê cecate

Quando qualcosa finisce in mano a degli incapaci.
Si dice che il buono a nulla si mostra sempre capace di far tutto, ma qualsiasi mezzo abbia a disposizione per completare l'opera, a poco serve, per l'imperizia che ha nell'impiegarlo.
Ognuno, nella vita, ha le proprie doti di capacità in qualcosa, che sia per attitudine o per apprendimento e saggio si dimostra chi si attiene solo a ciò che è capace di affrontare, astenendosi dall'intraprendere imprese in cui è inesperto e tanto meno si vanta di saper risolvere problemi che gli sono sconosciuti.
Spesso l'incompetente, per nascondere la propria inettitudine, tende a sminuire le capacità degli altri ed attribuisce alla fortuna, la perfetta risoluzione di qualsiasi impegno e non alla perizia e alla bravura di chi l'ha portato a termine.
A fornire un lato comico all'incompetenza, ci ha pensato lo psicologo canadese Laurence Johnston Peter, affermando:
“In una gerarchia, ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza. Col tempo, ogni posizione tende a essere occupata da un membro che è incompetente a svolgere quel lavoro. Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.”
Il perfetto gestore delle risorse umane, sa vagliare la capacità delle persone, per impiegarle nella diversità dei compiti da assolvere, in un clima di sana ed efficiente meritocrazia, fenomeno che poco succede in scenari dove nepotismo e clientelismo permettono che, a degli incapaci, siano affidati posti che richiedono perizia e responsabilità, cosa che purtroppo avviene spesso nella nostra società e che dà luogo a quella che viene definita la fuga dei cervelli dal nostro "Bel Paese", tanto deplorata ed ignorata, ad un tempo, da chi ha il potere, che non dimostra però alcun desiderio non solo di eliminarla, ma anche di riuscire a limitarla.
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