31 DICEMBRE 2023 - SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE
Oggi - 31 dicembre 2023 - domenica dell’Ottava di Natale, la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, anche più comunemente detta della “Sacra Famiglia”. Si tratta di una ricorrenza “mobile”, che cade la domenica che intercorre tra il Natale e il Capodanno (dal 26 al 31 dicembre), ma, se in questo periodo è assente la domenica, si festeggia il 30 dicembre. L’odierna celebrazione ci invita a contemplare la Sacra Famiglia di Nazareth, esempio e modello fondamentale d’ogni famiglia cristiana, nella quale i legami d’affetto, amore, comprensione e solidarietà - che i membri delle famiglie umane sono chiamati a rinnovare continuamente - sono particolarmente espressi e vissuti. Se la natività di Cristo ci ha già mostrato la Santa Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, nella data odierna la contempliamo nella semplice casetta di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono intenti a crescere, giorno dopo giorno, il bambino Gesù. Possiamo facilmente immaginare questa famiglia, in mille situazioni e atteggiamenti della vita comune di tutti i giorni, mettendo in primo piano ora Gesù ancora piccolino, giocoso come tutti i bimbi, ora la Vergine Santa accanto a Lui, ora il buon Giuseppe intento al lavoro nella sua bottega di falegname, dove il divino bambino impara anche la fatica del necessario lavoro. Questa festa cominciò a essere officiata localmente dal XVII secolo circa, fino a quando, nel 1895, papa Leone XIII la fissò universalmente alla terza domenica dopo l’Epifania. Nel 1921 il pontefice Benedetto XV la collocò la domenica compresa nell’Ottava dell’Epifania e papa San Giovanni XXIII la spostò alla prima domenica dopo l’Epifania, giungendo all’attuale posizione temporale sotto papa Paolo VI, con la riforma liturgica del 1968. In questa famiglia modello, Maria è la prescelta fra tutte le creature per diventare corredentrice dell’umanità, grazie al Suo assenso all’annuncio dell’arcangelo Gabriele. Venne poi il suo sposalizio con il giusto Giuseppe, secondo i disegni dell’Altissimo e secondo la legge ebraica, fino a quando, conservando la sua verginità, avvertì i segni della divina gravidanza con la visita fatta alla cugina Santa Elisabetta, divenendo poi, con la maternità, la madre del Figlio di Dio. A lei toccò allevare il divino Bambino con tutte le premure di una madre qualsiasi, ma con nel cuore la consapevolezza della grande responsabilità per il compito affidatale da Dio. Poi, prima dell’inizio della “vita pubblica” di Gesù, la troviamo, citata nei Vangeli, che richiama Gesù, ormai dodicenne, che si era fermato nel Tempio con i dottori, mentre Lei e Giuseppe lo cercavano angosciati da tre giorni. Padre putativo del pargoletto Gesù è Giuseppe, di cui non si sa molto. I Vangeli raccontano il suo fidanzamento con Maria e la comunicazione datagli dall’Angelo, circa la di Lei futura maternità divina nella verginità, con il conseguente invito a non ripudiarla. Poi il matrimonio, il suo viaggio con Maria a Betlemme per il censimento e gli episodi connessi alla nascita di Gesù, in cui Giuseppe fu sempre presente. Fu sempre lui a essere avvertito in sogno da un angelo, dopo l’adorazione dei Magi, di dover mettere in salvo il Bambino dalla persecuzione scatenata dal re Erode detto “il Grande”, al che, per proteggere Lui e Maria, li condusse al sicuro in Egitto. Dopo la morte dello scellerato sovrano, tornò in Galilea stabilendosi a Nazareth. Ancora, adempì la legge ebraica portando Gesù al Tempio per la circoncisione e offrendo per la presentazione, quale sacrificio, alcune tortore e colombe, come di prassi. È ancora menzionato nei testi sacri, quando condusse Gesù e Maria a Gerusalemme e qui con sua grande apprensione, come già visto, si smarrì Gesù, che aveva dodici anni, ritrovato dopo tre giorni che discuteva con i dottori nel Tempio. Tornati a Nazareth, come dice il Vangelo, il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui. Di lui non si sa altro, nemmeno della sua morte, avvenuta probabilmente prima dell’inizio della vita “pubblica” di Gesù, cioè prima che avesse trent’anni d’età. Giuseppe, se pure non fu presente in quegli anni, né alla sua Passione e morte e nemmeno negli eventi successivi, vide crescere la sua figura nella santità. Infine c’è Gesù, della cui infanzia non si sa praticamente niente. Egli, il Figlio di Dio, visse nel nascondimento della sua famiglia terrena, ubbidiente a sua madre e al suo padre putativo, collaborando poi nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà. Certamente assistette il genitore nella sua vecchiaia e morte, come tutti i buoni figli fanno, prendendosi cura della madre vedova. Dai genitori apprese tutto, come tutti i bambini nelle famiglie umane, dal camminare al mangiare, dal giocare al parlare e all’amare. Imparò a essere uomo sia dalla madre, forte e tenera, fedele e tenace, che dal padre, autorevole e magnanimo, affettuoso e discreto. Ciò che Gesù assimilò nei trent'anni di vita privata lo portò come bagaglio nei tre anni di vita pubblica. Trattò le donne come nessuno le aveva mai trattate, perché da Maria poté capire la sublime “essenza” della donna. Predicò la rivoluzione delle Beatitudini perché per primi in Giuseppe e Maria vide i poveri di spirito, i costruttori di pace, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i miti e i puri di cuore. Insegnò a chiamare Dio “Abbà” (termine aramaico, che significa “padre”), perché Lui, Figlio dell’Onnipotente, sperimentò l'abbraccio umano di un padre e voleva che tutti potessero conoscere lo stesso amore. Comprese che nascere, crescere e vivere in una famiglia è talmente bello da portare al mondo la lieta notizia che siamo tutti una grande famiglia dove Dio è il Padre e noi siamo tutti fratelli.
Roberto Moggi
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