29 DICEMBRE 2023 - SAN TOMMASO BECKET
Oggi - 29 dicembre 2023 - venerdì, quinto giorno dell’Ottava del tempo di Natale, la Chiesa consente la commemorazione di San Tommaso Becket, vescovo e martire. Thomas (Tommaso), questo il suo nome sia nella natia lingua inglese che in latino, nacque il 21 dicembre 1118 a Londra, capitale del Regno d’Inghilterra, da una famiglia cattolica benestante. Assecondando una precoce vocazione, si avviò presto alla vita religiosa, entrando per la prima formazione nella vicina Abbazia di Merton e recandosi poi in Francia per approfondire gli studi a Parigi. Tornato in patria, entrò alla dipendenze di Teobaldo di Bec, arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra. Questi, riconosciutene le grandi capacità, ne fece uno dei suoi più stretti collaboratori, inviandolo ad approfondire lo studio del diritto canonico nelle autorevoli università di Bologna in Italia e di Auxerre nel Regno di Francia. Dopo il conseguimento dei titoli accademici, il suo prestigio andò sempre più crescendo, tanto da essere scelto per accompagnare l’arcivescovo al concilio tenutosi nel 1148 a Reims (Francia). Nel 1154, successivamente alla sua ordinazione diaconale, fu nominato prevosto della parrocchia di Beverley e arcidiacono della cattedrale di Canterbury, mentre, dietro suggerimento del clero locale, fu nominato dal re d’Inghilterra Enrico II (1133-1189) lord cancelliere del Regno, importantissima carica che lo faceva custode del sigillo reale, membro del gabinetto di palazzo e responsabile del buon andamento e dell'indipendenza delle corti di giustizia. Era la persona più vicina al sovrano e di sua maggior fiducia. Tommaso assecondò la grande opera riformatrice del re, tesa a limitare l’indipendenza dei feudatari e a ristabilire l’ordine e l’autorità monarchica. Enrico II si servì della buona conoscenza che Tommaso aveva del diritto romano per creare un’amministrazione centralizzata, controllata dalla “Curia regis”, organismo che aveva il compito di amministrare la giustizia e consigliare il sovrano in materia politica ed economica. Nel 1162, alla morte del titolare monsignor Teobaldo di Bec, dietro interessamento del monarca, fu eletto suo malgrado nuovo arcivescovo di Canterbury, divenendo pertanto primate d’Inghilterra. Le responsabilità legate al nuovo Ufficio, però, lo scossero profondamente e determinarono un mutamento nel suo atteggiamento, tanto che da allora difese soltanto i legittimi interessi della Chiesa. Incurante del potere del sovrano, manifestò da subito la propria opposizione ai propositi monarchici di ridimensionamento dei diritti ecclesiastici. Il conflitto con la Corona iniziò attraverso la disputa sulla legittimità della procedura con cui, un tribunale civile non ecclesiastico, avrebbe potuto processare qualsiasi appartenente al clero. Enrico II tentò di assoggettare Tommaso e il clero inglese obbligandoli a giurare obbedienza ai “costumi del reame”, ma lo scontro si sviluppò proprio attorno alla definizione di tali costumi. Alla fine, intervenne addirittura il papa Alessandro III (1100-1181) per convincerlo ad accettare e lui, per obbedienza, promise il suo assenso alle “consuetudini”, approvandole però con riserva. Nel 1164, al concilio tenuto nella non lontana Clarendon, vicino a Salisbury, le approvò, ma quando dovette porre la firma sullo scritto che le codificava, si rifiutò di firmarle, non condividendo alcuni dei sedici articoli di quelle che erano chiamate le “Costituzioni di Clarendon”, con le quali Enrico II cercava di diminuire i poteri della Chiesa d’Inghilterra. Tra le varie clausole, infatti, il monarca imponeva agli appartenenti al clero di essere processati da un tribunale del Regno e, con un’ingerenza sorprendente, che le nomine più importanti della Chiesa, come ad esempio quelle dei vescovi o degli arcivescovi, dovessero essere personalmente approvate da lui. L’ira del sovrano si accese per la coraggiosa resistenza di Tommaso, che, ormai apertamente minacciato, per non cedere decise di cercare rifugio in Francia, per sollecitare l’intervento e l’appoggio di papa Alessandro III, che in quel momento si trovava in volontario provvisorio esilio in tale nazione a causa di dissensi col collegio dei cardinali. Il 2 novembre 1164, attraversò la Manica e giunse nel Regno di Francia, accolto benevolmente dal sovrano Luigi VII. In seguito ottenne udienza dal pontefice che, tuttavia, a causa della sua situazione “precaria” legata alle divergenze con i cardinali, rimase neutrale, anche se profuse molte energie nel sostenerlo. Tommaso dovette pertanto rassegnarsi all’esilio in Francia, soggiornando dapprima nel monastero cistercense di Pontigny e poi nell’abbazia benedettina di Sens, entrambe località della Borgogna. Anche dal suo confino Tommaso continuò a lottare per la libertà della Chiesa d’Inghilterra ed a contrastare i tentativi di Enrico II di trovare un accordo direttamente col medesimo pontefice Alessandro III, tanto che la sua ferma opposizione alle Costituzioni di Clarendon impedì la conclusione degli accordi. Il 6 gennaio 1169 Enrico II venne in Francia per vedere re Luigi VII ed ebbe un incontro anche con Tommaso, presso il monastero di Montmirail nella Marne. L’avvicinamento tra i due non diede comunque alcun risultato concreto, poiché Tommaso non riuscì ad avere garanzie sulla propria incolumità in caso di rientro in patria, né egli diede segno di volersi sottomettere alle decisioni del re inglese. Essi, invece, raggiunsero tale riconciliazione, pur se incerta, il 22 luglio 1170, stabilendo che la risoluzione delle varie questioni aperte fosse rimessa alle decisioni di un futuro concilio. Tommaso fece quindi ritorno in Inghilterra, ma, il 1º dicembre 1170, ci fu un nuovo confronto con Enrico II, questa volta circa l’incoronazione del figlio di quest’ultimo Enrico il Giovane (1155-1183), che divenne sovrano d’Inghilterra unitamente al padre e che pertanto doveva essere incoronato dal Primate. L’incoronazione fu invece illecitamente celebrata dal vescovo di York Ruggero, suo avversario. Tommaso chiese di sospendere tutti i prelati che avevano preso parte all’incoronazione e il giorno di Natale, nella cattedrale di Canterbury, denunciò tutti i suoi nemici, specialmente quelli che avevano approfittato della sua assenza. Alle sue rimostranze Enrico II promise di riparare all’offesa, ma rifiutò di dargli il bacio della pace. Enrico II questa volta espresse chiaramente il desiderio di volerlo morto, pur non dando, pare, un ordine esplicito in tal senso. Fu così che poco dopo, il 29 dicembre 1170, quattro dei suoi più fidi cavalieri, prese “alla lettera” le parole del loro sovrano, si presentarono nella Cattedrale di Canterbury e assassinarono Tommaso con le proprie spade. Le sue spoglie furono inumate nella cattedrale di Canterbury e divennero meta di numerosi pellegrinaggi, fino alla distruzione iconoclasta della tomba, nel 1538. Tommaso divenne subito simbolo della resistenza cattolica all’assolutismo monarchico e, il 25 gennaio 1171, l’arcivescovo di Sens reagì all’efferato delitto proibendo al re Enrico II l’ingresso in chiesa, mentre i vescovi che si erano ribellati a Tommaso furono scomunicati. Papa Alessandro III, il successivo aprile, confermò le condanne, anche se poi, il 21 maggio 1172, Enrico II ricevette l’assoluzione pontificia. Il sovrano fu comunque spinto a sottoporsi a una pubblica penitenza il 12 luglio 1174. Ben presto L’emozione suscitata dall’evento fece sì che intorno alla sua figura si sviluppasse rapidamente un culto, tanto che papa Alessandro III lo canonizzò il 21 febbraio 1173.
Roberto Moggi
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