25 DICEMBRE 2023 - NATALE DEL SIGNORE
Oggi - 25 dicembre 2023 - la Chiesa celebra la solennità del Natale del Signore, che fa memoria della nascita nella carne e nel tempo di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. La Chiesa ricorda questo prodigioso avvenimento, in questa data, fin dall’anno 204, come attesta il presbitero, teologo e scrittore Sant’Ippolito detto “di Roma” (170-235). Oggi, dunque, è nato per noi il Salvatore. Gioia, pace e luce, sono tre delle parole più espressive con le quali si possono descrive l’esperienza e il significato del Natale. Troviamo questi termini sulla bocca dell’angelo che annuncia la nascita di Gesù ai pastori e nel canto dell’angelico esercito celeste che loda Dio: “… Vi annuncio una grande gioia … Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama …” (Lc 2, 10-14). Il racconto della nascita di Gesù è noto a tutti. Il falegname Giuseppe e Maria sua sposa, incinta del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, si misero in viaggio da Nazaret diretti a Betlemme di Giudea, lui a piedi e Maria in groppa a un asino. Gli occupanti romani della Palestina, infatti, avevano indetto in quella provincia dell’Impero un censimento della popolazione e Giuseppe doveva obbligatoriamente presentarsi in quella località, della quale i suoi avi erano originari, per registrarsi. Invero, l'Impero Romano, di tanto in tanto, conduceva un censimento nelle sue province, non solo per contare il numero degli abitanti, ma anche per scoprire ciò che possedevano. Ci spiega al proposito l’evangelista Luca: “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide” (Lc 2, 1 - 4). Quando i genitori di Gesù giunsero a Betlemme, in una fredda notte di dicembre, non trovarono alcun posto dove trascorrerla al coperto. Gli alberghi e le locande erano tutti pieni. Così Giuseppe e Maria, con il loro asino, si rifugiarono in una stalla, dove già si trovava un bue. Qui Maria, avendo compiuto il suo tempo di gestazione, diede alla luce Gesù e, per tenerlo caldo, lo depose nella paglia della mangiatoia, dove il bue e l’asino lo riscaldavano con il loro fiato. Nel frattempo, mentre loro accudivano il piccolo, un angelo del Signore volava nel cielo annunciando alla gente che era nato un bambino “speciale”, “il più grande di tutti i re della terra”. Molti pastori andarono alla stalla con le loro greggi, per vedere questo bambino prodigioso e adorarlo. La notizia della nascita si diffuse per tutta la regione. Nel cielo d’oriente, frattanto, apparve una stella cometa, la quale straordinariamente guidò anche tre re “Magi” (nobili e dotti astrologi orientali). Questi giunsero portando come doni oro prezioso, incenso profumato e mirra fragrante, regali degni di un grande re, e tutti festeggiarono insieme il piccolo bambino venuto in questo mondo per portare gioia e salvezza a tutti gli uomini. Il motivo principale per cui la nascita di Gesù ebbe luogo a Betlemme, fu quello di adempiere la profezia del profeta minore Michea, che aveva affermato la venuta di Cristo da quel piccolo villaggio: “… e tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti …” (Mi 5, 1). La profezia trova ancor maggiore chiarimento se si considera che Èfrata è una parola traslitterata dall’ebraico, col significato di “fruttuosa, fertile, feconda”, ma anche una località biblica, identificata comunemente con la più tarda Betlemme, dove Rachele, moglie di Giacobbe, morì dando alla luce Beniamino. Papa Francesco, nel suo messaggio “Urbi et orbi” per il Natale dello scorso anno (letto domenica 25 dicembre 2022 dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Roma), ha sintetizzato egregiamente il mistero della venuta nel mondo del Figlio di Dio, affermando: « In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme. Il Signore viene al mondo in una grotta ed è adagiato in una mangiatoia per gli animali, perché i suoi genitori non hanno potuto trovare un alloggio, malgrado che per Maria fosse ormai giunta l’ora del parto. Viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all’esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino. “Veniva nel mondo la luce vera - dice il Vangelo -, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Gesù nasce in mezzo a noi, è “Dio-con-noi”. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparo ». A tanti secoli di distanza dalla Sua nascita, tuttavia, le tenebre coprono ancora questo nostro mondo devastato dalla violenza, affamato d’amore e tenerezza, assetato di pace e luce. Eppure, oggi, noi possiamo sperare in un mondo diverso, perché Dio ci viene incontro, fa sbocciare su questa terra il suo Amore, fa brillare la sua Luce in mezzo a noi. E’ il Verbo fatto carne, la Buona Novella che da più di duemila anni percorre le nostre strade. Cristo è il Salvatore che Dio ci ha donato per sempre, da rendere parte viva della nostra esistenza.
Roberto Moggi
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