Nella grande casa del nonno, quello era il suo angolo preferito: vi portava la sua seggiola di paglia e ci si accomodava con un piccolo sospiro di soddisfazione, posando sulle ginocchia il libro sottratto alla immensa biblioteca del nonno appunto.
Era un piccolo spazio in penombra, all'angolo del corridoio tra la cucina e la stanza buia, così chiamata perché era priva di finestre e veniva utilizzata come dispensa.
Lì, nessuno faceva caso a lei, e nessuno la disturbava.
Con la bella fronte distesa e l'espressione seria e intenta,appariva assolutamente compresa della sacralità dei suoi gesti: accarezzava la copertina di pelle, o di cartone marmorizzato verde o marrone, con la stessa delicatezza che avrebbe dedicato a un gattino, quindi apriva il volume con grande cautela,come qualcosa di prezioso, ed inspirando a fondo odorava le pagine aperte, deliziandosi di quella miscela di leggera muffa, di polvere, di vecchio.
Poi, cominciava a seguire con il piccolo indice quelle righe di vermetti neri che sapeva bene essere parole, e provava un desiderio struggente di impossessarsi del loro significato.
Aveva quattro anni e non sapeva ancora leggere.
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