San Teofilo di Antiochia

Oggi - 13 ottobre 2023 - venerdì della XXVII settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Teofilo, vescovo di Antiochia, spesso indicato con la specificazione “di Antiochia” (che ne indica la provenienza). Di Teofilo si conosce poco. Il suo nome deriva dal greco antico Theophilos (nella sua traslitterazione nel nostro alfabeto), composto da Theos (Dio) e philos (amico, che può anche avere il significato di “amato” o “caro”). Il suo significato può quindi essere interpretato come “Amico di Dio”, “Amante di Dio”, “Caro a Dio” o Amato da Dio”. Nacque intorno al 120 nella provincia romana della Siria. Dotato di grande intelligenza e cultura, divenne cristiano in età già matura e, nel 169 o 170, fu eletto vescovo di Antiochia di Siria (oggi Antakya, nella parte più meridionale della Turchia asiatica, nei pressi del mar Mediterraneo e del confine con l’odierna Siria), città della quale era probabilmente originario e dove viveva. Fu il sesto successore di San Pietro apostolo (protovescovo) in quell’episcopato, governando quella Chiesa locale fino al 185. Il dato appare certo in quanto in una sua omelia fa cenno della morte dell’imperatore Marco Aurelio, avvenuta il 17 marzo 180. E’ per questo che si può pensare che sia nato intorno al 120. Dal vescovo e scrittore greco Eusebio di Cesarea (265-340), attraverso la sua opera “Historia Ecclesiastica” (IV, 24) e dal sacerdote e dottore della Chiesa San Girolamo (347-420), mediante il suo lavoro “De viris illustribus” (“Sugli uomini illustri”, 25), apprendiamo che Teofilo scrisse molto: Tra le tante si ricordano la “Confutazione di Marcione ed Ermogene” e i “Commenti ai Proverbî e ai Vangeli”, mentre ad altre sue opere di vario genere rimanda egli stesso nell’opera “Ad Autolycum” (Ad Autolico, II, 28, 30, 31). Tuttavia, a oggi l’unica opera che c’è giunta sono i tre libri dei quali si compone detta opera, scritti verso la fine della sua vita, tra il 180 e 185. I tre testi, che hanno scarso collegamento fra loro, sono indirizzati ad Autolico, un pagano suo amico che gli aveva rivolto domande sprezzanti circa il cristianesimo. Sono in sostanza un'apologia del cristianesimo riguardo alle questioni allora più dibattute contro il paganesimo, quali il monoteismo, la cognizione di Dio, i miti pagani e così via. Tutti e tre i volumi sono volti a difendere e sostenere l’esistenza di Dio. Nel primo libro, di fronte alla sfida di Autolico che dice “Mostrami il tuo Dio”, Teofilo risponde con l’invito a mostrargli “l’uomo che è in lui”. Seguono poi una serie di disquisizioni su chi è Dio e sulle sue caratteristiche. Nel secondo, Teofilo - su invito stesso di Autolico - spiega gli errori del paganesimo e la verità del cristianesimo, dai profeti fino a Gesù. Infine nel terzo tomo dimostra come il cristianesimo affondi le sue radici nella Scrittura, e che anche gli autori pagani, senza riconoscerlo, parlano di Lui. Una carrellata storica che arriva fino alla già accennata morte dell’imperatore Marco Aurelio nel 180, per concludere che, se Autolico vorrà giungere alla verità, dovrà studiare le Scritture. Fonte di ogni sua opera e dissertazione è la Sacra Scrittura, e in particolare il vangelo di Giovanni e gli scritti di San Paolo apostolo. Si spense nella sua città dopo il 185 circa. Auguri a tutti/e coloro che portano questo nome e ne festeggiano oggi l’onomastico. 
Roberto Moggi
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