30 OTTOBRE 2023 - SAN GERMANO DI CAPUA
Oggi - 30 ottobre 2023 - lunedì della XXX settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Germano, normalmente indicato con la specificazione “di Capua” che ne indica la città di provenienza, vescovo. Della vita di Germanus (Germano) - questo il suo nome in latino - prima della sua ordinazione episcopale, si hanno pochissime notizie, provenienti per lo più da fonti posteriori alla sua esistenza. Nacque verosimilmente nel V secolo a Capua, fiorente cittadina del centro-sud della Penisola Italiana, nella regione denominata Campania Felix (oggi Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, regione Campania), da una famiglia agiata. Desiderò consacrarsi al Signore fin dalla più tenera età e in giovinezza, dopo la morte del padre, si privò degli ingenti beni ereditati per donarli ai poveri. Si ritirò poi a fare vita ascetica, fino a quando, nel 516 circa, fu eletto vescovo della sua città, mantenendo l’incarico, amatissimo dal popolo, fino al 540-541 circa. Da vescovo svolse una preziosa attività pastorale e si rivelò grande organizzatore della Chiesa locale, in un periodo piuttosto difficile, il VI secolo, che vedeva concretarsi la distinzione tra la “diocesi”, presente nelle città, e la “pieve”, nelle zone rurali. Fu amico del grande monaco Benedetto da Norcia (circa 480-547), fondatore dell’Ordine monastico dei Benedettini e futuro santo, e di altre importanti figure della Chiesa. Nel 519, essendo particolarmente stimate le sue doti di saggezza, cultura, dottrina e diplomazia, fu scelto da papa Ormisda (dal 514 al 523), anch’esso futuro santo, per una delicata missione diplomatica a Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Pertanto, quale legato pontificio alla guida di un’apposita delegazione, si recò nella città del Bosforo (oggi Istanbul, in Turchia) per cercare di mettere fine allo scisma a suo tempo iniziato dal locale arcivescovo e patriarca Acacio (dal 471 al 489). Ben due precedenti legazioni pontificie non erano riuscite a comporre il dissidio, ma la sua trattativa, invece, andò a buon fine. A Costantinopoli i legati furono bene accolti. Successivamente, ricevuti in udienza dall’imperatore Giustino I (dal 518 al 527), lessero un testo di papa Ormisda, passato alla storia come “Libellus fidei”, contenente le condizioni del Santo Padre per la ricomposizione della annosa divisione. I vescovi della Chiesa d’Oriente presenti, alla fine convennero che non c’era nulla da obiettare e lo stesso ritenne anche il patriarca della città, Giovanni. L'imperatore Giustino I e il patriarca Giovanni sottoscrissero quindi il documento, per l’approvazione, facendo così cessare lo scisma e superando una divisione che durava ormai da due generazioni. I legati pontifici rimasero a Costantinopoli più di un anno per consolidare i risultati della conciliazione anche nelle altre Chiese e per dissipare contrasti e difficoltà causati da alcuni monaci irrequieti. Al rientro della delegazione a Roma, Germano tornò subito nella sua diocesi campana, dove condusse ancora una volta vita ascetica, pur non omettendo la dovuta attività pastorale, fino alla dipartita terrena, che sopraggiunse, dopo una vita dedicata al Signore e alla Chiesa, il 30 ottobre del 540 o 541. In seguito alla sua morte, di Germano parlò molto anche il santo pontefice Gregorio I (dal 590 al 604), noto come San Gregorio Magno, futuro dottore della Chiesa, che lo ricordò come uomo di Dio in grado di svolgere la cura d'anime continuando a tendere alla perfezione cristiana e alla contemplazione. Germano fu sepolto in Capua nella chiesa maggiore di Santo Stefano e traslato poi nella cattedrale quando fu costruita la nuova città. Nell’866, l’Imperatore carolingio Ludovico II “il Giovane” (dall’855 all’875) dimorò per circa un anno a Capua e quando partì portò con sé i suoi resti mortali, lasciandone poi una parte nel villaggio fondato dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, che prese il nome di San Germano mantenendolo fino al 1863, quando lo mutò in quello più antico di Cassino. Altre reliquie furono portate da Ludovico nella cripta della chiesa di San Sisto a Piacenza.
Roberto Moggi
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