22 OTTOBRE 2023 - SAN GIOVANNI PAOLO II, PAPA
Oggi - 22 ottobre 2023 - XXIX domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San Giovanni Paolo II, papa. Karol Józef (Carlo Giuseppe), questi i suoi nomi di battesimo nella natia lingua polacca, nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice presso Cracovia, nel sud della Polonia, terzo figlio della cattolicissima famiglia Wojtyla. Suo padre Karol senior era un ex ufficiale dell’esercito austro-ungarico (poiché quella parte di Polonia apparteneva, fino al 1918, data della fine della Prima Guerra Mondiale, all’Impero dell’Austria-Ungheria), mentre sua madre Emilia Kaczorowska era una casalinga. La sua infanzia fu funestata da tanti lutti familiari, perché la madre morì nel 1929 e il fratello maggiore Edmund nel 1932, mentre la sorella Olga era morta poco dopo la nascita nel 1916. Suo padre, rimasto vedovo e in critiche condizioni economiche, s’impegnò con tutte le forze per farlo studiare, ricambiato dagli eccellenti risultati del figlio. Nel frattempo Karol trovava il tempo di frequentare numerose amicizie, che si estendevano anche all'allora numerosa e attiva comunità ebraica di Wadowice. Nell'estate 1938, Karol lasciò la cittadina natale col padre, trasferendosi a Cracovia, dove si iscrisse alla più antica e prestigiosa università del Paese [denominata “Jagielloński” (“Jagellonica”) in onore dell’antica e gloriosa dinastia dei sovrani polacchi “Jagiellon” (“Jagelloni”), che governarono la Polonia dal 1386 al 1572]. Nell’autorevole ateneo studiò con grande impegno e ottimi risultati, mentre contemporaneamente lavorava come bibliotecario volontario e faceva l'addestramento militare obbligatorio nella cosiddetta “Legione accademica”. Si dedicò inoltre, con passione e talento, a fare l’attore teatrale estemporaneo in una compagnia di prosa sperimentale. Iniziò anche lo studio delle lingue, che lo portò poi, in maturità, a parlare ben undici idiomi diversi (polacco, slovacco, ucraino, russo, italiano, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e inglese, oltre al latino ecclesiastico). L’anno seguente, la sua patria fu invasa e occupata su due distinti fronti, il 1° settembre 1939, da occidente, dalle truppe naziste tedesche e, il successivo giorno 17, da oriente, da quelle comuniste sovietiche, venendo costretta a capitolare in men che non si dica, nonostante un’eroica difesa. La nazione, conquistata e privata della libertà, fu divisa tra la Germania e l’Unione Sovietica, che si annessero le rispettive porzioni di territorio occupato. Trovandosi Cracovia nella parte occupata dai tedeschi, dove furono chiuse tutte le università e fu bandita ogni attività culturale, Karol dovette smettere di studiare e fu costretto a cercare lavoro, trovandolo prima in una cava di pietra e poi in una fabbrica chimica, per sopravvivere ed evitare la deportazione in Germania come lavoratore coatto. Ciò nonostante, continuò a erudirsi nella clandestinità, mentre si esibiva di nascosto anche come attore teatrale dilettante. Tuttavia, proprio in quei tempi tristi, un'altra vocazione custodita in cuore fin dalla fanciullezza, ben diversa, più grande e più nobile dalle altre, fece definitivamente breccia nella sua anima, quella sacerdotale. Pertanto, nel 1942, s’iscrisse ai corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, che operava segretamente con gravissimo rischio per la vita di docenti e studenti. Da seminarista clandestino, lavorando e studiando, partecipò intensamente alla tragedia del suo popolo, martoriato da una duplice dominazione straniera, in una Patria divisa che, di fatto, non esisteva più. Nell'agosto 1944, durante la rivolta del ghetto ebraico di Varsavia, ricadente nella zona di occupazione germanica, dovette confrontarsi anche con la repressione nazista, che ebbe gravi conseguenze anche per i non ebrei. Quando la Gestapo [“Geheime Staatspolizei” (in tedesco “Polizia segreta dello Stato”)], la polizia segreta della Germania nazista, cominciò a perquisire la città di Cracovia in ogni casa, alla ricerca di giovani da destinare alla deportazione e al lavoro forzato nel Reich, riuscì a scampare alla razzia nascondendosi nell’ex arcivescovado, dove rimase fino a guerra finita. La notte del 17 gennaio 1945, i tedeschi abbandonano la città e gradualmente l’intero Paese. In quella parte di Polonia, finalmente libera dall'incubo nazista, la vita rinacque, ma ben presto la dittatura atea comunista si sostituì alla precedente. A Cracovia, intanto, il seminario riuscì a riaprire e Karol riprese gli studi, iscrivendosi alla facoltà di teologia, fino a giungere, il 1° novembre 1946, all’ordinazione sacerdotale. Giovane prete di grandi promesse, nonostante i problematici rapporti della Chiesa col regime comunista, fu inviato a specializzarsi a Roma, dove nel 1948 conseguì il dottorato in teologia. Ritornato in Patria, alternò l'attività pastorale in alcune parrocchie all’assistenza spirituale ai giovani universitari. Nel 1951 riprese gli studi all'Università Cattolica di Lublino (Polonia orientale), dove conseguì la seconda laurea con una tesi sul cristianesimo etico e sociale. Si dedicò quindi all'insegnamento di teologia morale ed etica nel seminario di Cracovia e nella facoltà di teologia di Lublino. Si avviò intanto verso una promettente carriera ecclesiastica e, infatti, nel 1958, il pontefice Pio XII (dal 1939 al 1958), futuro Servo di Dio, lo nominò vescovo ausiliare di Cracovia, città della quale diventerà poi arcivescovo nel 1964, per designazione, questa volta, del papa Paolo VI (dal 1963 al 1978), che sarebbe divenuto santo, il quale tre anni dopo lo nominò anche cardinale. Come arcivescovo di Cracovia, dovette fare i conti con il duro regime comunista, del tutto asservito all’Unione Sovietica, che sempre più prevaricava la Chiesa. Ciò nonostante, Karol non era certo tipo da subire i soprusi senza battere ciglio. Si contrappose al sistema dittatoriale con fierezza e coraggio, fino a sfidarne i burocrati pubblicando a puntate, nel giornale diocesano, libri colpiti da censura. Partecipò, intanto, a quell’evento storico per la Chiesa e il mondo che fu il Concilio Ecumenico Vaticano II (dal 1962 al 1965), dando un contributo importante nell'elaborazione delle costituzioni apostoliche “Gaudium et spes” (“Gioia e speranza”) e “Dignitatis humanae” (“Dignità umana”). Nell'agosto 1978, alla morte di papa Paolo VI, partecipò al conclave che elesse a succedergli Albino Luciani, Patriarca di Venezia, che prese il nome di Giovanni Paolo I (dal 26 agosto 1978 al 27 settembre 1978) e che sarebbe diventato Beato. Nondimeno, appena trentatré giorni dopo, la Cappella Sistina accolse ancora i cardinali per un nuovo conclave, giacché papa Luciani era prematuramente scomparso. In quest’ultimo conclave, il 16 ottobre 1978, ci fu la “fumata bianca” che rese nota al mondo la sua elezione al Soglio di Pietro, a soli cinquantotto anni, col nome di Giovanni Paolo II. Il successivo 22 ottobre iniziò il suo pontificato, destinato a essere uno dei più lunghi nella storia della Chiesa, con ben ventisette anni ricchi di sorprese e innovazioni. Tra i primi passi del suo ministero, ci fu l’omaggio ai due patroni d'Italia, cominciato ad Assisi (provincia di Perugia, regione Umbria) per rendere omaggio a San Francesco e terminato nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma, per fare altrettanto con Santa Caterina da Siena. I viaggi missionari sono stati un tratto caratteristico del suo pontificato, facendone ben 104, nel corso dei quali incontrò milioni di fedeli in tutto il mondo. Ben 146 furono le visite pastorali in Italia come vescovo di Roma e 317 sono state le parrocchie in cui si è recato. Innumerevoli anche le udienze generali del mercoledì e quelle speciali riservate a personalità del mondo della politica, della cultura e della scienza. Per i giovani, particolarmente al centro della sua attenzione, avviò nel 1985 le famose “GMG” (“Giornate Mondiali della Gioventù”), intervenendo a ben diciannove di esse, in varie parti del mondo, con la partecipazione di milioni di giovani entusiasti e affascinati dalla parola di Dio che egli annunciava senza sconti. Il 13 maggio 1981, fu vittima di un terribile attentato in piazza San Pietro di Roma, davanti all’omonima basilica, che lo segnò a fondo nel corpo e nello spirito. A colpirlo, con un colpo di pistola che lo ferì seriamente, non centrando miracolosamente, per pochissimo, organi vitali, fu il giovane turco Mehmet Ali Agca. Le motivazioni di un gesto tanto inaudito quanto crudele sono tuttora avvolte nel mistero, soprattutto per quanto riguarda chi abbia armato la sua mano. Il pontefice ferito fu sottoposto a un difficile intervento chirurgico e riuscì a salvarsi. Egli, una volta ristabilitosi, pubblicamente, attribuì la propria salvezza a un miracolo, verificatosi con l'intervento diretto della Madonna, che era apparsa a Fatima, appunto, il 13 maggio 1917. L'anno successivo si recò in Portogallo a ringraziarla personalmente e fece incastonare il bossolo del proiettile che lo aveva attinto nella corona che cinge la testa della statua della Vergine. Giovanni Paolo II visse con intensità e slancio, nonostante il progredire inesorabile della malattia, la preparazione al terzo millennio e poi la celebrazione del Giubileo dell’anno 2000, promuovendo grandi celebrazioni e iniziative, dalle quali si attendeva un profondo rinnovamento spirituale della Chiesa. Rilanciò, in seguito, proclamando l'Anno Mariano e l'Anno dell'Eucaristia. L'evangelizzazione di chi non aveva ancora subito il fascino del Vangelo di Cristo e la nuova evangelizzazione di chi a quel fascino si era poi sottratto, furono la nota dominante del suo pontificato e dei suoi interventi: ben 14 sinodi, 15 tra lettere, encicliche ed esortazioni apostoliche, 5 libri, nuovo Catechismo della Chiesa cattolica e altro. Il tutto, naturalmente, accompagnato da una profonda fede personale, da una filiale devozione alla Madre del Signore e da un grande amore per il prossimo, soprattutto per i più deboli, bambini, anziani e malati, nelle cui file passa lui stesso l'ultimo tratto di vita, offrendo un umanissimo e luminoso esempio di sopportazione e di coraggio nel cercare un senso al dolore che accompagna la vita di ciascuno. Giovanni Paolo II morì in Vaticano il 2 aprile 2005 e davanti alla sua bara, esposta nella Basilica di San Pietro, sfilarono più di tre milioni di fedeli. Il suo corpo fu inizialmente inumato nelle Grotte Vaticane, sotto il medesimo tempio, ma, dal 2 maggio 2011, fu trasferito all’interno della basilica, nella cappella di San Sebastiano, che si trova nella navata centrale (dall’ingresso è la seconda sulla destra, tra quella che accoglie la Pietà di Michelangelo e quella del Santissimo). Papa Benedetto XVI lo proclamò Beato nel maggio 2011 e papa Francesco lo canonizzò il 27 aprile 2014.
Roberto Moggi
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