26 SETTEMBRE 2023 - SANTI COSMA E DAMIANO
Oggi - 26 settembre 2023 - martedì della XXV settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa dei Santi Cosma e Damiano, martiri. Di “Kosmás” o “Cosmas” e “Damianós” o “Damianus” (Cosma e Damiano), questi i loro nomi rispettivamente in greco antico (nella loro traslitterazione nel nostro alfabeto) e latino, si conosce poco. Le poche e non sempre univoche notizie che li riguardano provengono per lo più dai sinassari (antichi testi liturgici che riportano la vita dei santi e dei martiri dei primi secoli) e dal loro principale biografo Teodoreto di Cirro (393-457), vescovo di Cirro, presso Antiochia di Siria (oggi nella Turchia asiatica, presso il confine con l’attuale Siria), ove fu eretta la prima chiesa votiva dedicata ai due. In base alla più diffusa tradizione, accettata dalla maggioranza degli agiografi, Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli entrambi medici, nati nel 260 circa in una famiglia cristiana di Egea (o Aegea), città portuale della Cilicia, provincia romana sulla costa mediterranea della Penisola Anatolica (oggi nella Turchia asiatica). Ricevettero i primi rudimenti della fede dalla pia madre Teodota (o Teodora), futura santa, poiché il padre era presto morto martire in Cilicia. Essi sarebbero anche stati i fratelli maggiori dei Santi Antimo, Leonzio ed Euprepio, forse anch’essi medici, nati nella seconda metà del III secolo. Cosma e Damiano, da giovani, furono inviati a studiare medicina in Siria, esercitando poi la professione, con grande capacità, prima a Egea e poi nella vicina Cirro. Cristiani impegnati e praticanti, vissero in tempi difficilissimi per i seguaci di Gesù, quando essere cristiano, per chi ricopriva un ruolo pubblico com’era nel loro caso, comportava la fine della carriera e la proscrizione, quando non addirittura l’arresto e la condanna a morte. Tuttavia, vissero in maniera integerrima la loro fede nel Signore, tanto che Teodoreto di Cirro li definì “Illustri atleti di Cristo e generosissimi martiri”, avendo fatto parte della prima generazione di martiri caduti per Cristo sotto l'impero di Diocleziano (dal 284 al 305). Una seconda tradizione, del tutto minoritaria, sostiene invece che i due fratelli, forse gemelli, siano nati nella seconda metà del III secolo in una famiglia cristiana della Provincia romana d’Arabia (che comprendeva all’incirca le odierne Giordania, Siria meridionale e Arabia Saudita nord-orientale). Le varie fonti, concordemente, rilevano la scrupolosa preparazione professionale di Cosma e Damiano, tanto che alcuni testi parlano addirittura di un farmaco di loro invenzione chiamato “Epopira”, che pare fosse portentoso, ma sul quale non c’è dato sapere di più. I due gemelli erano insigni professionisti della nobile arte della medicina, ma, innanzitutto, buoni cristiani. Perfettamente alla sequela di Cristo, si distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati, con predilezione per i più poveri e gli abbandonati. Essi curavano i malati più indigenti e bisognosi senza mai chiedere alcuna retribuzione, a tal punto da meritare l'appellativo di “Anargiri” [dal greco antico “Anargyroi”, in altre parole “Senza argento (denaro)”] o di “Santi non mercenari” e “Santi medici”. Con l’esempio e la loro evangelica e instancabile carità, convertirono molte persone alla fede cattolica, mentre la loro fama di coraggiosi benefattori si sparse rapidamente in tutta la regione. La loro attività non si fermò alla sola cura dei corpi, senza ricavato alcuno, ma nel loro esercizio professionale miravano anche al bene delle anime. Infine, come visto, tra il 286 e il 305 circa, sotto il governo di Massimiano (250-310), Cesare e poi Augusto, nonché dell’Imperatore Diocleziano, furono indette violente persecuzioni contro i seguaci di Gesù, particolarmente sanguinose e crudeli proprio nelle regioni orientali dove all’epoca il cristianesimo si era propagato con più successo. Le maggiori repressioni avvenivano inizialmente nell'esercito, principalmente a causa del rifiuto, da parte dei cristiani delle legioni, di partecipare alle cerimonie pagane e al culto dell'Imperatore. Così, in esecuzione dell'editto imperiale del 23 febbraio 303, Cosma e Damiano, notoriamente cristiani, furono arrestati a Cirro con l'accusa di perturbare l'ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata. Il loro processo si svolse nella stessa città al cospetto di Lisia, Prefetto romano competente per il territorio della Cilicia. Minacciati di torture e di condanna alla pena capitale, si tentò in tutte le maniere di farli apostatare, ma essi, ben consci di andare incontro a una terribile fine, risposero fieramente di adorare il solo vero Dio e di seguire il loro unico Maestro, Gesù Cristo. La loro eroica saldezza nella prova, servì da incoraggiamento per i tanti altri cristiani arrestati, più spaventati, titubanti e pavidi, anch'essi sottoposti al grave dilemma di abiurare, per aver salva la vita o perseverare nella professione della fede e patire carcere, torture e morte crudele, seguendo Cristo sulla via della Croce. Dopo il processo, i gemelli furono sottoposti a una serie di torture, nella vana speranza di farli recedere dal loro fermo proposito. Come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione, aumentando gradualmente la spietatezza dei tormenti. Poiché i carnefici non ottennero di farli apostatare, furono condannati a morte e, legati mani e piedi, furono gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, per facilitarne lo sprofondamento in fondo all’acqua. Ciò nondimeno, miracolosamente, i legacci di entrambi si sciolsero e i fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi, accolti a riva da uno stuolo di fedeli festanti, ringraziando Dio per lo straordinario evento. Per un po’ vissero nascosti, ma ben presto furono nuovamente arrestati e subirono altre dolorosissime prove. Condotti davanti a una fornace ardente, furono gettati nel fuoco legati con robuste catene. Le fiamme però, prodigiosamente, non li toccarono neppure ed essi uscirono ancora una volta indenni, fra lo stupore e il terrore dei soldati di guardia, che si diedero a precipitosa fuga. A proposito proprio del loro martirio, il martirologio, che si rifà al citato biografo Teodoreto, dice che “… I Santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte …”, perché sostennero le terribili prove della loro tentata uccisione per annegamento, tramite la fornace ardente, la lapidazione e la flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio per decapitazione, avvenuto nella medesima Cirro nell'anno 303. Sarebbero stati decapitati assieme ai loro fratelli più giovani (o forse semplicemente discepoli) Antimo, Leonzio ed Euprepio. La pietà dei fedeli badò a dare a questi indomiti medici seguaci di Cristo degna sepoltura nella stessa città di Cirro. Sulla loro tomba sorse una chiesa, meta d’ininterrotti pellegrinaggi, per venerarvi le reliquie e per invocare la loro intercessione. Uno dei più illustri pellegrini fu l'Imperatore Giustiniano I “Il Grande”, il restauratore dell'Impero Romano d'Oriente (dal 527 al 565). Guarito da una perniciosa malattia, andò in preghiera presso la tomba dei Santi taumaturghi e, in segno di riconoscenza, promosse Basilica la loro chiesa e dispose la fortificazione della città di Cirro. Molto rapidamente il culto dei Santi Medici si estese a tutto l'Oriente bizantino. Gli scambi commerciali che intercorrevano tra Roma e l'Oriente, facilitarono la conoscenza anche in occidente dei due martiri. La prima cappella in loro onore nella Città Eterna risale all'epoca di Papa Simmaco (498-515). Poco tempo dopo, per opera del Pontefice San Felice IV, nell'anno 528, furono trasportate a Roma le loro reliquie, per le quali fu edificata la grande Basilica esistente nel Foro Romano che porta il loro nome. Nel 1924, una commissione di esperti nominata da Papa Pio XI, facendo una ricognizione, ritrovò le ossa dei Santi Martiri nel pozzetto situato sotto l'antico altare della Basilica. A ricordo della traslazione delle reliquie e della dedicazione della Basilica romana, nella liturgia occidentale fu fissata al 27 settembre la loro festa liturgica, ma, con Papa San Paolo VI, la festa fu spostata al 26 settembre con culto facoltativo. La Chiesa li ha designati Patroni dei medici, dei chirurghi, dei farmacisti, degli ospedali.
Roberto Moggi
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