23 SETTEMBRE 2023 - SAN PIO DA PIETRELCINA
Oggi - 23 settembre 2023 - sabato della XXIV settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Pio da Pietrelcina, sacerdote cappuccino. Francesco, questo il suo nome di battesimo, nacque il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, nei pressi e in provincia di Benevento (regione Campania). Quarto figlio di Grazio Forgione e Maria Giuseppa De Nunzio, poveri contadini ferventemente cattolici, a soli cinque anni percepì chiaramente la chiamata religiosa, promettendo in cuor suo di consacrarsi per sempre al Signore, mentre si sottoponeva a molte penitenze. Fin da allora fu costretto a difendersi dagli attacchi del diavolo, venendo aiutato e consolato da estasi e celestiali apparizioni. In seguito suo padre Grazio, che non riusciva a mantenere la famiglia con il duro lavoro nelle campagne, seguendo l’esempio di tanti compaesani e poveri contadini della zona, fu costretto a emigrare oltre oceano, nei lontani e tanto decantati Stati Uniti d’America. Nel frattempo, la precocissima chiamata spirituale di Francesco si disegnava con maggior chiarezza, tanto da volere diventare “frate con la barba” (come allora erano familiarmente chiamati i cappuccini, famosi per le loro lunghe barbe), sull’esempio di fra Camillo da Sant’Elia a Pianisi (1871-1933), umile cappuccino questuante di un vicino convento, che spesso vedeva nel suo paese, intento a chiedere la carità e a benedire. Lo aveva visto per la prima volta una mattina del 1897 circa, quando aveva poco più di dieci anni, mentre aiutava la famiglia a lavorare il loro piccolo terreno fuori paese, nella zona chiamata Piana Romana. Fra Camillo, ai suoi occhi, era un frate in qualche modo “diverso” dagli altri religiosi, a cominciare dal prete del paese, d’aspetto florido e sempre ben vestito. Questo aveva invece una lunga tonaca marrone tutta rattoppata, un mantello consumato per coprirsi, portava i sandali, anche se il freddo era pungente, una rozza corda come cinta, in mano la corona del Rosario e sulle spalle una pesante bisaccia carica del cibo provento delle elemosine. Tuttavia, la cosa che di lui colpì e impressionò maggiormente il piccolo Francesco, era la folta barba nera. Fra Camillo veniva dal convento di Morcone (Benevento) e arrivava fino a Pietrelcina a piedi o con qualche mezzo che la provvidenza offriva, poi bussava di porta in porta, cercando, per amor di Dio, qualcosa da mangiare per i frati e per i mendicanti. Questo fu per lui l’incontro decisivo. Francesco, che già a cinque anni parlava con la Madonna e avvertiva la vocazione, grazie alla presenza umile, povera e alla sequela di Cristo di fra Camillo, capì che doveva diventare un monaco come lui. Era circa il 1902 quando Francesco, che aveva più o meno quindici anni, iniziò le trattative familiari e burocratiche per lasciare casa e consacrarsi per sempre al Signore, non in un ordine qualunque, ma in quello “dove i monaci portano la barba”. Alla fine, suo zio Pellegrino, che sapeva leggere e scrivere (cosa non comune ai tempi), stese una lettera e la spedì al superiore dei cappuccini di Foggia (Puglia), il quale rispose dopo poco tempo, pregando di pazientare perché il loro noviziato era pieno. Parenti e amici tentarono invano di convincerlo a provare con qualche altra famiglia religiosa, ma, finalmente, si liberò un posto, e il 6 gennaio 1903 Francesco entrò nel noviziato dei cappuccini dell’allora provincia religiosa "Sant’Angelo-Foggia", sito presso il convento di Morcone, a non molti chilometri da Pietrelcina. Vestì l’abito da novizio il 22 gennaio successivo e prese il nome religioso di fra Pio. Esattamente dopo un anno, il 6 gennaio 1904, emise la professione temporanea dei voti e poi quella definitiva nel convento di Sant’Elia a Pianisi, il 27 gennaio 1907. Più volte, per motivi di salute, il giovane frate fu costretto a lasciare il convento e gli studi. I medici gli consigliarono di tornare a Pietrelcina per respirare l’aria del paese nativo. In effetti, qui i sintomi si attenuavano, ma non certo per le “ragioni” ipotizzate dagli uomini di scienza. Il 10 agosto 1910, nel “sacello” (cappella costruita con destinazioni devote) dei canonici del duomo di Benevento, fra Pio, appena ventitreenne, grazie a una dispensa della Santa Sede, fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Paolo Schinosi. Quattro giorni dopo Padre Pio celebrò la sua prima messa solenne nella chiesa parrocchiale Santa Maria degli Angeli di Pietrelcina, dove si venera la Madonna della Libera, patrona del paese. Nell’immaginetta ricordo scrisse a Gesù una dedica molto indicativa di quello che sarebbe stato il suo futuro: “Per Te sacerdote santo vittima perfetta”. Non erano solo parole di circostanza. Più volte, infatti, si offrì al Signore “Vittima per i poveri peccatori e le anime purganti”. Dal cielo la risposta non tardò ad arrivare. A distanza di poche settimane, nel 1910, occorse la prima apparizione delle stimmate “visibili” alle mani. Ciò nondimeno, poiché, usando le sue parole: “Quest’anima a tal fenomeno resta assai esterrefatta”, pregò il Signore di ritirare “un tal fenomeno visibile”. La preghiera fu esaudita e scomparvero visivamente - sono sempre sue parole - “Le trafitture”, ma non “Il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza e in determinati giorni”. Nello stesso periodo il Signore gli concesse, esaudendogli la richiesta, di condividere “La sua coronazione di spine e la sua flagellazione”, sempre in modo non visibile. Il 6 novembre 1915, a meno di sei mesi dall’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, fra Pio fu chiamato alle armi e iniziò la sua esperienza militare segnata da tre lunghi periodi di convalescenza a causa del riacutizzarsi della sua misteriosa malattia, con febbre - si badi bene - fino a cinquantadue gradi! Durante uno di questi periodi di riposo medico, dovette dimorare in convento a Foggia, per obbedienza al suo Ministro Provinciale e Padre Spirituale Benedetto da San Marco in Lamis (1872-1942), il quale si era convinto che la malattia di Padre Pio fosse un fenomeno diabolico e voleva tenerlo lontano dal chiostro. A Foggia, però, il giovane frate Pio soffriva molto per il gran caldo e così, il 28 luglio 1916, il Guardiano del convento di San Giovanni Rotondo (Foggia), Padre Paolino da Casacalenda (1886-1964), lo portò con sé nella comunità religiosa sul Monte Gargano, dove trovò subito refrigerio e miglioramento, fino a ristabilirsi del tutto. Per questo ottenne l’autorizzazione a tornarci “provvisoriamente” il 4 settembre successivo, ma ci rimase, invece, per tutta vita. L’incubo della divisa terminò il 16 marzo 1918, quando infine fu riformato per bronco-alveolite doppia. Tra il 5 e il 7 agosto dello stesso anno, nel cenobio di San Giovanni Rotondo, ebbe la grazia di vivere il fenomeno mistico della “trasverberazione” (dal latino “transverberare”, cioè trafiggere), chiamato anche “assalto del Serafino” o, quando si manifesta esteriormente, “ferita d'amore”, che indica la trafittura del cuore con un oggetto affilato (freccia o lancia), da parte di una creatura angelica o di Cristo stesso. In effetti - ancora con parole sue - “Un personaggio celeste gli scagliò con tutta violenza, nell’anima, una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata e infuocata”. Il 20 settembre successivo, racconta ancora, nel coro dell’antica chiesetta conventuale, gli apparve “Un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera della trasverberazione, ma con le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue”. Al termine della visione, anche “Le sue mani, i suoi piedi e il suo costato erano traforati e grondavano sangue”. Nonostante ogni sua cautela e comprensibile riservatezza, la notizia delle stimmate si diffuse già dall’anno successivo e, subito, cominciò il sempre crescente afflusso dei pellegrini al monastero. Dal 1919 al 1920, per ubbidienza all’ordine dei superiori, Padre Pio si fece visitare da ben tre luminari della medicina dell’epoca: i professori Luigi Romanelli, primario dell'ospedale civile di Barletta (Bari), Amico Bignami, ordinario di patologia medica all'Università di Roma e Giorgio Festa, medico chirurgo della Curia Generalizia dei cappuccini. Il Bignami, che era stato mandato direttamente dalla Santa Sede per accertare quale fosse l'origine delle stimmate, per poi fare una dettagliata relazione da consegnare in Vaticano, stese una relazione nella quale sosteneva inspiegabilmente, non si sa per quali recondite motivazioni, una diagnosi del tutto errata e non suffragata da alcuna prova, dove si asseriva addirittura che le stimmate “Erano auto procurate dal medesimo (fra Pio) con l’acido fenico”. Clamore e calunnie, sempre crescenti, produssero vari tentativi di trasferimento di Padre Pio ad altro convento, ma l’accesa reazione dei fedeli di San Giovanni Rotondo ne impedì sempre l’attuazione. Intanto, si concretava una vera e propria persecuzione contro lo stigmatizzato. Nel maggio 1931, il Sant’Uffizio gli tolse ogni facoltà propria del ministero sacerdotale ad eccezione della messa, che però poteva solo celebrare in privato nella cappella interna del convento. Il 14 luglio 1933, finalmente, i divieti decaddero ed egli poté tornare alla vita di sempre: la santa messa il mattino e poi il confessionale, fino a sedici ore il giorno, allo scopo - come diceva - “Di sciogliere i fratelli dai lacci di satana”, pregando nei momenti di pausa, fino a notte fonda. Dal 1940, cominciò a tracciarsi, in Padre Pio, l’idea di fondare un ospedale per lenire le sofferenze dei tanti malati e sofferenti e, dopo un periodo di preparazione, si giunse alla posa della prima pietra il 16 maggio 1947, a pochi metri dal convento. Nello stesso periodo, 1940, nacquero i primi “Gruppi di Preghiera”. In effetti, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il papa Pio XII, che sarrebbe diventato Servo di Dio, chiese di pregare per la pace, per l’unità e per la salvezza del mondo. Padre Pio rispose prontamente alla chiamata e attuò il desiderio del pontefice chiamando attorno a sé i suoi numerosi figli spirituali e tutti i fedeli che ogni giorno accorrevano a San Giovanni Rotondo. Il suo esempio fu seguito in moltissimi paesi e città in Italia ed Europa. Si formarono così vari “nuclei” di fedeli che - attratti dal suo carisma ed esempio -periodicamente si riunivano per pregare secondo le intenzioni di Padre Pio, il quale chiese ai sacerdoti di assumere la guida spirituale dei Gruppi, in modo tale da garantirne il legame con la Chiesa. I “Gruppi di Preghiera”, che oggi hanno aggiunto al nome la specificazione “di Padre Pio”, sono ora presenti in tutto il mondo. Sono riconosciuti grazie ad uno Statuto approvato dalla Santa Sede, entrato in vigore il 4 maggio 1986. All’inizio dell’aprile 1948, tra i tanti pellegrini che giungevano a San Giovanni Rotondo da ogni dove, ci fu un giovane sacerdote polacco che volle confessarsi da Padre Pio. Il suo nome era Karol Wojtyla, il futuro Papa e Santo Giovanni Paolo II, che rimase sempre legatissimo a Padre Pio. Nel 1952, il Priore Generale dei cappuccini si rese conto che la chiesa del convento di San Giovanni Rotondo era ormai diventata troppo piccola rispetto al sempre crescente numero dei fedeli che partecipavano alle messe, tanto che nel 1954, per dare a tutti la possibilità di parteciparvi, Padre Pio cominciò a celebrare all’aperto, sul sagrato. Fu così che, nel gennaio 1955, cominciarono i lavori per la costruzione di una nuova chiesa, più grande, che fu consacrata il 1° luglio 1959. Padre Pio, purtroppo, non poté essere presente perché ricoverato ancora una volta in ospedale. Il 5 maggio 1956, finii i lavori iniziati nel 1947, il Frate inaugurò, pur non avendo assolutamente denaro, attraverso l’intervento della Divina Provvidenza, l’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. L’anno successivo, 1957, Padre Pio chiese al Papa, Servo di Dio Pio XII, che la gestione dell’ospedale fosse affidata alla Congregazione del Terz’Ordine Francescano, che le azioni fossero depositate presso lo IOR (Istituto per le Opere di Religione, comunemente conosciuto come “Banca vaticana”) e che, alla sua morte, la Sede Apostolica accettasse in donazione i beni dell’ospedale stesso. Il Santo Padre accolse tutte le richieste. Oggi la Casa Sollievo della Sofferenza è un ospedale religioso classificato a elevata specializzazione, sicuramente all’avanguardia, che ha circa 900 posti letto, suddivisi fra trenta reparti di degenza medici e chirurgici, con cinquanta specialità cliniche. Nel 1960, nuove calunnie su Padre Pio spinsero il generale dei Cappuccini a chiedere al papa Giovanni XXIII, futuro santo, una visita apostolica al convento di San Giovanni Rotondo e a Casa Sollievo della Sofferenza. La richiesta fu accettata e l’incarico affidato a monsignor Carlo Maccari. Ultimato l’esame degli atti della visita apostolica, scattano alcune disposizioni, fra cui il divieto “Ai sacerdoti, e a maggior ragione agli eccellentissimi vescovi, di servire la messa del Padre” e l’obbligo, per il Cappuccino, di “celebrare la Santa Messa nei limiti di tempo che sogliono impiegarvi i sacerdoti devoti, vale a dire in mezz’ora o al massimo quaranta minuti” e di “non celebrare invariabilmente ogni giorno allo stesso orario”. Le limitazioni, però, furono annullate dal nuovo papa Paolo VI, che anch’egli sarebbe divenuto santo, pochi mesi dopo la sua elezione nel 1963. Nel 1966, si aggravarono le condizioni di salute di Padre Pio, che ottenne la facoltà di poter celebrare la messa seduto. Dal marzo del 1968, fu costretto a muoversi sulla sedia a rotelle. Alle 05,00 del mattino del 22 settembre 1968, celebrò la sua ultima messa, durante la quale stava per svenire a causa di un collasso. Portato in sagrestia, ripeté con affanno: “Figli miei, figli miei!”. Alle 09,00 dello stesso giorno l’amministratore apostolico della provincia religiosa, padre Clemente da Santa Maria in Punta, benedì la cripta ricavata sotto il presbiterio della chiesa grande e alle successive ore 18,00, benché molto sofferente, Padre Pio impartì la benedizione alla folla radunata in chiesa. Fu la sua ultima apparizione in pubblico. Alle 02,30 del mattino del 23 settembre 1968, Padre Pio morì invocando ripetutamente i santi nomi di Gesù e Maria. Durante il controllo ispettivo sul corpo del Cappuccino appena spirato, si scoprì che le stimmate erano prodigiosamente scomparse senza lasciare traccia alcuna. Il 20 marzo 1983, nella chiesa-santuario “Santa Maria delle Grazie” di San Giovanni Rotondo, si aprì ufficialmente il processo cognizionale sulla vita e le virtù di Padre Pio, che si concluse il 21 gennaio 1990 nello stesso luogo. Il 12 febbraio 1990, presso la Curia Generale dei Frati Minori Cappuccini in Roma, fu aperto il suo processo di beatificazione e canonizzazione. Il 18 dicembre 1997, nella sala del Concistoro in Vaticano, alla presenza del papa Giovanni Paolo II, pure futuro santo, acquisì il titolo di “Venerabile”. Il 2 maggio 1999, in piazza San Pietro di Roma, lo stesso pontefice lo proclamò “Beato” e il 16 giugno 2002, nella medesima piazza, “Santo”.
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