25 AGOSTO 2023 - SAN GIUSEPPE CALASANZIO
Oggi - 25 agosto 2023 - venerdì della XX settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Giuseppe Calasanzio, sacerdote e fondatore. José Calasanz (Giuseppe Calasanzio), questi rispettivamente il suo nome e cognome nella materna lingua spagnola, nacque il 31 luglio 1557 nel castello che la propria famiglia possedeva a Peralta de la Sal, baronia di Peralta de Calasanz, nella regione Aragona del Regno di Spagna. Era l’ultimogenito dei sette figli di Pedro e Maria Gastonia, famiglia di bassa nobiltà ormai decaduta, tanto che il padre, sindaco della locale baronia, faceva anche il fabbro ferraio, pur conservando ancora un discreto patrimonio fondiario. Ebbe modo di studiare in modo adeguato a quello che era, nonostante la decadenza della casata, il suo nobile lignaggio. Nel suo paese natale frequentò la scuola primaria e la formazione catechistica parrocchiale fino al 1567, per poi frequentare un triennio di studi umanistici nella vicina cittadina di Estadilla. Entrò quindi nell'università di Lerida, in Catalogna, iscrivendosi alle facoltà di filosofia e di diritto canonico e civile. A un certo punto, però, si sentì irresistibilmente chiamato al sacerdozio, incontrando subito l'opposizione del padre, che avrebbe voluto per lui un’onorata e remunerativa carriera militare da ufficiale. Tuttavia, quando il genitore si rese conto della forte e sincera vocazione del figlio, ma soprattutto della sua determinazione, cedette e gli permise di entrare nel seminario di Lerida. Così, nel 1575, a diciotto anni, iniziò il cammino verso il sacerdozio, che proseguì e finì nella stessa città, ricevendo, il 17 dicembre 1583, gli ordini sacri dal competente vescovo di Urgel, sempre in Catalogna. Una volta sacerdote, per quasi un decennio ebbe vari incarichi, fu vicario del distretto di Tremp (Catalogna) e in seguito vicario generale di tutta la diocesi di Urgel, trovando anche il tempo di completare gli studi di teologia a Barcellona, capitale della Catalogna. Nel 1592, partì via mare per Roma, salpando dalla costa iberica, sbarcando a Civitavecchia (Lazio) e raggiungendo quindi la Capitale della Cristianità, ufficialmente per sistemare alcune pratiche del suo vescovo, ma, secondo altre ipotesi, anche al fine di procurarsi, attraverso la potente Curia Romana, un qualche canonicato vacante nella diocesi di Urgel. Si sa comunque che, per volontà del suo vescovo - che aveva grande stima di lui e gli accordava la massima fiducia - gli furono affidate le relazioni diocesane preparate per la “Visita ad limina” alla Santa Sede (con tal espressione s’intende indicare l'incontro che, ogni cinque anni, i vescovi di tutto il mondo hanno in Vaticano con il Papa per illustrare quali siano le particolarità che contraddistinguono la loro diocesi dal punto di vista religioso, sociale e culturale). Nella Città dei Papi s’intrattenne a lungo e per cinque anni, fino al 1597 circa, divenuto il teologo del cardinale Marcantonio Colonna (1523-1597) e precettore dei nipoti dell'altro cardinale Ascanio Colonna (1560-1608), attese inutilmente la concessione di un canonicato in Patria. Mentre sperava di realizzare tale suo desiderio, adoperandosi in ogni modo per raggiungere lo scopo, nel 1595 s’iscrisse alla romana “Arciconfraternita dei Dodici Apostoli” e, per incarico di questa, visitò e soccorse a domicilio molti poveri in diversi rioni dell’Urbe. Fu così che conobbe a fondo la misera condizione morale e sociale nella quale si dibatteva una gran quantità di famiglie del popolo. Rimase molto impressionato dal gran numero di ragazzi che vagavano per le strade della città commettendo ogni sorta di male e comprese che dando loro un’istruzione adeguata alla loro condizione e una formazione cristiana, quei ragazzi avrebbero potuto evitare di delinquere e di finire nelle tetre carceri o sulla forca, migliorando la società. Fu in questo modo che giunse a scoprire e scegliere definitivamente il proprio carisma vocazionale all’interno del sacerdozio, quello dell’educazione della gioventù abbandonata. Quando, nel 1597, visitò il volgo del popolare quartiere di Trastevere, giunto alla chiesa di Santa Dorotea scoprì una piccola scuola organizzata da alcuni membri della “Confraternita della Dottrina Cristiana”, all’interno di due angusti locali ceduti gratuitamente dal parroco. Giuseppe non ebbe dubbi, era ciò che cercava, e subito si unì a questi benefattori, iscrivendosi alla loro confraternita. Prese molto sul serio i compiti assegnatigli nella scuola, tanto da divenirne molto presto il responsabile. Ottenne così che la scuola fosse riservata ai tantissimi poveri in modo totalmente gratuito. In questo modo cambiò programma di vita e iniziò una scuola popolare cristiana totalmente gratuita, che, al plurale, chiamò "Scuole Pie". Il Signore lo aveva illuminato e i motivi del tutto personali e utilitaristici che lo avevano portato a Roma furono abbandonati. Aveva scoperto la sua vocazione e si era convertito a un nuovo modo di servire Dio, che non avrebbe lasciato mai più. Al riguardo ebbe a dire: “… Ho trovato in Roma la maniera definitiva di servire Dio, facendo del bene ai piccolini. Non la lascerò per nessuna cosa al mondo …”. Si può dire che "nato per educare" sia il riassunto della vita di Giuseppe Calasanzio. Questo significò l’inizio delle Scuole Pie e rappresenta anche l'inizio della scuola davvero per tutti. In breve tempo, il crescente numero degli alunni impose di lasciare le due stanzette di Santa Dorotea e di migrare al centro di Roma, in vari edifici più capienti, finché, nel 1612, la sede passò definitivamente a Palazzo Torres, nei pressi dell’attuale chiesa di San Pantaleo, vicino a Piazza Navona. Nel 1617, infine, per dare continuità alla scuola, Calasanzio fondò l'Ordine Religioso dei “Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie”, più semplicemente detto “delle Scuole Pie”, i cui aderenti sono detti Padri “Scolopi” [vocabolo composto dal latino “schola” (scuola) e “pius” (pio), con riferimento alla denominazione “Scuole Pie”], con il fine principale di educare e istruire i giovani più bisognosi, più semplicemente chiamato Ordine dei Poveri della Madre di Dio, per esprimere la sua totale dedicazione all'educazione dei ragazzi poveri. In questa circostanza assunse anche il nome religioso di Giuseppe della Madre di Dio. Le difficoltà incontrate sul suo cammino furono molte, ad esempio la resistenza della Curia Pontificia, le ostilità interne o il pessimismo di alcuni collaboratori. Ciò nonostante, Giuseppe seppe mantenere quell’ammirabile serenità che traspare continuamente dalle sue lettere convinto com’era che tutto fosse opera di Dio e della Vergine Maria. L’amore per la cultura lo spinse ad accogliere gli insegnamenti del filosofo, teologo, poeta e frate domenicano Tommaso Campanella (1568-1639) e sollecitò i Padri che operavano in Toscana a formarsi alla scuola del fisico, astronomo, filosofo, matematico, accademico e padre della scienza moderna Galileo Galilei (1564-1642) e a dargli assistenza negli ultimi anni della sua vita. Morì serenamente a Roma, a novantuno anni, il 25 agosto 1648 e fu sepolto sotto l’altare maggiore della chiesa di San Pantaleo, oggi di San Pantaleo e San Giuseppe Clasanzio, presso Piazza Navona nel pieno centro di Roma. La Chiesa riconobbe le sue virtù: Papa Clemente XIII lo dichiarò santo nel 1767 e il Pontefice Pio XII, lo nominò Patrono delle scuole popolari cristiane.
Roberto Moggi
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