21 AGOSTO 2023 - SAN PIO X, PAPA
Oggi - 21 agosto 2023 - lunedì della XX settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Pio X, papa. Giuseppe Melchiorre, questi i suoi nomi di battesimo, nacque il 2 giugno 1835 a Riese presso Treviso, nell’allora Regno Lombardo-Veneto dipendente dall’Impero Austriaco (oggi, in suo onore Riese Pio X, in provincia di Treviso, regione Veneto). Secondogenito dei dieci figli della modesta famiglia Sarto, crebbe in un ambiente molto religioso, in cui strutturò presto una sincera vocazione spirituale. Nel 1850, infatti, entrò nel seminario della diocesi di Padova (Veneto) e ricevette la tonsura (un rito - ora abolito - che segnava l'ingresso nello stato clericale, attraverso il taglio di cinque ciocche di capelli effettuato dal vescovo, a simboleggiare la rinuncia al mondo da parte del nuovo chierico). La sua determinazione era tanto grande da chiedere - senza però essere accontentato - di frequentare il molto più difficile e impegnativo corso teologico universitario al posto di quello diocesano, al fine di poter studiare anche le lingue orientali. Fu ordinato sacerdote nel 1858, divenendo vicario della parrocchia di Tombolo in provincia di Padova. Nel 1867, novello cittadino del Regno d’Italia, al quale il Lombardo-Veneto era stato annesso l’anno precedente, fu nominato arciprete di Salzano in provincia di Venezia e poi, nel 1875, canonico della cattedrale di Treviso, fungendo nel contempo da direttore spirituale in quel seminario diocesano, esperienza della quale serberà sempre un caro ricordo. Il 10 novembre 1884 fu nominato vescovo di Mantova (Lombardia) e, nel 1893, patriarca di Venezia. Tuttavia, il governo italiano, a quest’ultimo riguardo, rifiutò inizialmente di concedere il proprio “Exequatur” (in italiano letteralmente “eseguisca”, quindi una sorta di “nulla osta”), sostenendo che la proposta di nomina del patriarca della città lagunare spettasse al re d’Italia e che, inoltre, egli era stato scelto su pressione dell'Impero Austro-Ungarico. Dovette quindi attendere ben diciotto mesi prima di poter assumere la guida pastorale del Patriarcato di Venezia, ma intanto, a seguito di tale nomina, ricevette pure la berretta cardinalizia nel concistoro del 12 giugno 1893. La sua carriera andò sempre progredendo, fino a quando, il 4 agosto 1903, fu eletto papa con oltre l’ottanta per centro dei suffragi, succedendo a Leone XIII (dal 1878 al 1903), deceduto il 20 luglio precedente, e assumendo il nome di Pio X. Quale nuovo Vicario di Cristo, consapevole di non avere alcuna esperienza di governo e diplomazia, seppe scegliersi dei collaboratori molto competenti, come il giovane cardinale spagnolo Rafael Merry del Val y Zulueta (1865-1930), di soli trentotto anni, poliglotta e direttore della Pontificia Accademia Ecclesiastica, che fu nominato segretario di stato, con carta bianca nel campo della diplomazia vaticana. Proveniendo da una famiglia popolare, Pio X rimase sempre semplice e umile, vivendo sobriamente anche in Vaticano, accudito dalle proprie sorelle carnali, che vivevano in un appartamento vicino al suo, fatto allestire appositamente. L’orientamento del suo pontificato, che può essere visto come moderatamente conservatore, contraddistinto dalla lotta ingaggiata contro il cosiddetto “modernismo”, fu spesso attaccato da parte dei tanti detrattori e nemici della Santa Chiesa. Annunciò il suo programma di governo con l'enciclica “E supremi apostolatus cathedra” (“Dalla cattedra del sommo apostolato”) del 4 ottobre 1903, nella quale è enunciato il principio ispiratore della sua azione con il motto “Instaurare omnia in Christo” (“Restaurare tutto in Cristo”). La realizzazione di tale programma ebbe subito inizio a ritmo incalzante, venendo codificata dai motu proprio “Tra le sollecitudini” del 22 novembre 1903, per la riforma della musica sacra e “Fin dalla prima” del 18 dicembre 1903, per il riordinamento dell'azione popolare cristiana, oltre che dalla costituzione “Commissum nobis” (“A noi affidato”) del 20 gennaio 1904, concernente il divieto d'ingerenza da parte di autorità o sovrani laici nell'elezione del papa. Condannò il “veto” in Conclave, cioè quell'anacronistico diritto delle grandi potenze europee di opporsi all’elezione a papa di un cardinale a esse non gradito. Seguirono l'enciclica “Ad diem illum laetissimum” (“A quel giorno felicissimo”) del 2 febbraio 1904, per il cinquantesimo anniversario della definizione del Dogma dell'Immacolata Concezione; la Lettera “Quum arcano” dell’11 febbraio 1904, con la quale indiceva la visita apostolica alla città di Roma, seguita in breve tempo dal Decreto “Constat apud omnes” del 7 marzo 1904, in cui prendeva un'analoga iniziativa per la visita apostolica alle diocesi italiane. Cinque giorni dopo, era la volta dell'enciclica “Iucunda sane” del 12 marzo 1904, per il XIII Centenario di San Gregorio Magno e, dodici giorni dopo, quella del motu proprio “Arduum sane munus” del 19 marzo 1904, per la redazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, opera titanica che non riuscirà a vedere ultimata e che sarà presentata alla Chiesa dal suo successore, Benedetto XV, il 25 maggio 1917. Sul fronte politico italiano, Pio X iniziò con cautela e circospezione ad attenuare il “Non expedit” (“Non conviene”), una disposizione della Santa Sede con la quale, nel 1868, si dichiarò inaccettabile che i cattolici italiani partecipassero alle elezioni politiche del Regno d'Italia e, per estensione, alla vita politica nazionale italiana. Contemporaneamente tese ad aprirsi alle correnti politiche moderate per evitare l'elezione di esponenti radicali o socialisti. Di fronte alla crisi dell'Opera dei Congressi vaticana, prese la decisione del suo scioglimento; secondo un disegno strategico improntato all'azione del laicato sotto un rigido controllo ecclesiastico, con la lettera circolare del 1° marzo 1905, riprovò la Democrazia Cristiana Autonoma e con l'enciclica “Il fermo proposito” dell’11 giugno 1905, favorì la riorganizzazione dell'Azione Cattolica in Italia. Conscio dell'importanza del laicato cattolico nella riconquista cristiana della società, vedeva nella sua azione un prolungamento dell'azione del clero e per questo, il 15 aprile 1905, pubblicò l'enciclica “Acerbo nimis”, sull'insegnamento del catechismo, uno dei primi interventi in quest’ ambito, per i quali sarà chiamato il “Papa del catechismo”. In ogni caso, a fianco di questo titolo, si trova anche quello di “Papa dell'eucaristia”, perché essa fu il tema fondamentale del decreto “Sacra tridentina synodus” del 20 dicembre 1905, riguardante la comunione frequente e quotidiana. Sul fronte della politica internazionale era intanto scoppiata la “Questione francese”. Dopo le vicende legate alle "leggi inique" votate in Francia contro la Chiesa fra il 1880 e il 1903 e le controversie che avevano seguito la visita al Quirinale del presidente francese Émile Loubet (1838-1929) nel 1904, il 9 dicembre 1905 il parlamento francese votò la legge di separazione fra Stato e Chiesa. La risposta di Pio X non si fece attendere e si concretò in due encicliche contro il governo francese: nell'Enciclica “Vehementer” dell’11 febbraio 1906, condannò la separazione della Chiesa dallo Stato in Francia e, nella “Gravissimo officii munere” del 10 agosto 1906, condannò le leggi cultuali proposte dal governo francese. Non furono questi gli unici atti legati a controversie fra Chiesa e Stato. In altri paesi, come in Ecuador e, qualche anno dopo in Portogallo, lo stato aveva emanato "leggi persecutrici" nei confronti della Chiesa. Egli espresse il "suo dolore" con la Lettera “Acre nefariumque bellum” del 14 maggio 1905, contro le leggi votate nell'Ecuador e, sei anni dopo, con l'Enciclica “Jamdudum”, per quelle votate in Portogallo il 24 maggio 1911. A coronamento, poi, di un'opera efficace e attenta, durata almeno trent’anni, non mancò un progetto di riforma dei seminari d'Italia, realizzato con un provvedimento autorevole il 16 gennaio 1906. Dello stesso anno sono due interventi, uno sul clero e uno sul sacramento dell'eucaristia, l'enciclica “Pieni l'animo sull'educazione del giovane clero” del 28 luglio 1906 e il decreto “Post editum” del 7 dicembre 1906. sulla comunione ai malati non digiuni. Dopo avere ancora una volta manifestato la posizione della Santa Sede nei confronti del governo francese, con l'enciclica “Une fois encore” del 6 gennaio1907, Pio X condannò sessantacinque proposizioni moderniste nel decreto “Lamentabili sane exitu” del 3 luglio 1907 e il movimento modernista con l'enciclica “Pascendi dominici gregis” dell’8 settembre 1907, etichettandolo come la sintesi di tutte le eresie. Nella parte dispositiva dell'enciclica le misure previste erano mirate e culminarono con l'imposizione di un giuramento antimodernista il 1° settembre 1910, a riprova della costante sollecitudine di Pio X per l'integrità del “Depositum Fidei”. Proprio per il suo atteggiamento antagonistico di fronte alle nuove idee e ai nuovi fermenti interni ed esterni alla Chiesa, i suoi detrattori e avversari hanno voluto ritenere che Pio X sia stato in qualche modo un Pontefice "retrogrado" e "reazionario". In realtà, non sono mancati anche suoi interventi di originale portata riformatrice e di respiro universale, come la costituzione apostolica “Sapienti Consilio” del 29 giugno 1908, che riformava la curia romana, la lettera “Quid quid consilii” sull'unione delle Chiese Orientali dell’8 luglio 1908 e la lettera apostolica ai vescovi d'oriente sull'unione delle Chiese del 26 dicembre 1910, che sottolinea uno degli aspetti ecumenici più interessanti del suo pontificato. D’influenza particolarmente efficace fu l'esortazione al clero “Haerentanimo”, scritta per la celebrazione del suo giubileo sacerdotale il 4 agosto 1908. Il 29 settembre 1908, con la costituzione apostolica “Promulgandi pontificias”, fondò il periodico “Acta apostolicae sedis”, unico organo di stampa ufficiale della Santa Sede per i problemi dottrinali e disciplinari, che sostituiva il precedente “Acta sanctae sedis”, istituito da Pio IX nel 1865. Seguirono poi le encicliche “Communium rerum” del 21 aprile 1909, nell’VIII Centenario di Sant'Anselmo d'Aosta, la lettera “Vinea electa” riguardante la fondazione dell'Istituto Biblico del 7 maggio 1909, “Editae saepe” del 26 maggio 1910, nel III centenario di San Carlo Borromeo e “Quam singulari Christus amore” sulla comunione dei ragazzi dell’8 agosto 1910, una delle sue più famose encicliche eucaristiche. In ambito sociale, i suoi interventi furono di certo non altisonanti come quello del suo predecessore Leone XIII. Tra essi sono da segnalare l'intervento per l'inaugurazione della Scuola Sociale Cattolica di Bergamo il 15 agosto1910 e la lettera “Notre charge apostolique” del 25 agosto 1910, nella quale condannò le teorie della rivista Sillon di Marc Sangnier (Parigi, 1873-1950), il quale prontamente si sottomise in modo pieno e incondizionato al volere del Papa. Altro fatto da sottolineare, è che durante il suo pontificato si assistette a una maggiore sensibilizzazione e organizzazione delle attività della Chiesa a favore dell'emigrazione. Altri atti pontifici di Pio X furono le costituzioni apostoliche “Divino afflatu” del 1° novembre 1911, che riformava il breviario romano e “Et si nos”, che prevedeva la riforma del vicariato di Roma del 1° gennaio 1912; le encicliche “Lacrimabili statu” sulle disumane condizioni degli indios nell'America Latina del 7 giugno 1912 e “Singulari quadam” sui sindacati operai in Germania del 24 settembre 1912; oltre alla lettera apostolica “Universis Christi fidelibus” dell'8 marzo 1913, per il XVI Centenario Costantiniano. Dall'esame degli atti di papa Pio X, può sorprendere che egli non sia mai intervenuto a riguardo di argomenti scientifici, anche se quelli in cui visse erano anni che registravano lo scardinamento di secolari fondamenti della fisica con la formulazione della teoria dei quanti del 1900, di Max Planck (1858-1947), della teoria della relatività ristretta del 1905, di Albert Einstein (1879-1955) e dell'interpretazione atomistica della realtà fisica ad opera di Joseph John Thomson (1856-1940), Ernest Rutherford (1871-1937) e Niels Bohr (1885-1962). È un fatto che i moderni agiografi considerano in qualche modo “strano”, perché Pio X sempre coltivò gli studi scientifici, con speciale riguardo alla matematica e all'astronomia. Riuscì sempre bene in questo tipo di studi, espresse la sua versatilità scientifica nella costruzione di meridiane e, da papa, seguì l’attività della Specola Vaticana fondata dal suo predecessore. Il 2 agosto 1914, angosciato, inviò l'esortazione “Dum Europa” a tutti i cattolici del mondo per implorare la cessazione della guerra europea appena scoppiata (la Prima Guerra Mondiale). Era un accorato appello a porre fine alle ostilità e a esperire ogni strada per la composizione del conflitto nell'interesse superiore dell'umanità e della pace. È un testamento di pace dei più alti che siano stati consegnati alle future generazioni. Il progressivo declino della salute e la preoccupazione per le condizioni politiche che si deterioravano sempre di più in Europa, lo portarono alla tomba. Morì giovedì 20 agosto 1914. Fu sepolto nelle grotte vaticane e ricordato da subito per la sua vita e un pontificato vissuti all'ombra della Croce e all'insegna della povertà più rigorosamente vissuta. Fu proclamato santo da Pio XII nel 1954.
Roberto Moggi
Home page ARGOMENTI
Roberto Moggi
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.