17 Agosto 2023 - Santa Chiara della Croce

17 AGOSTO 2023 - SANTA CHIARA DELLA CROCE ( DA MONTEFALCO )
Oggi - 17 agosto 2023 - giovedì della XIX settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Chiara della Croce, nota anche con la specificazione “da Montefalco”, vergine (L'Ordine di Sant'Agostino, del quale fece parte, la celebra col grado liturgico di festa). Chiara nacque verso il 1268 in località “Castellare” di Montefalco, all’epoca libero comune dell’Umbria, situato sopra un’altura che domina la Valle Spoletana (oggi in provincia di Perugia, regione Umbria). La sua famiglia d’origine, benestante e profondamente cattolica, era formata dai coniugi Damiano e Iacopa, e dalla sorella Giovanna, molto più grande di lei, con la quale aveva un forte legame affettivo e spirituale. Quest’ultima, desiderosa di donarsi totalmente al Signore, poco dopo il 1260, fondò nel paese un cosiddetto “reclusorio femminile”, intitolato a San Leonardo (una sorta di convento di clausura non appartenente ad alcun ordine religioso, dove si viveva in comunione e preghiera, avendo contatti esclusivamente con le altre donne volontariamente “recluse”). Le signore e signorine che desideravano ritirarsi lì, infatti, dovevano vivere, come nella clausura ecclesiale, una vita comunitaria di preghiera e lavoro, senza appartenere ad alcuna famiglia religiosa e senza seguire una regola precisa, ma basandosi sul Vangelo e sull’obbedienza alle direttive della fondatrice che ne era la superiora. La storia della comunità agostiniana di Montefalco, iniziò proprio con Giovanna, la quale, come visto, aveva scelto di vivere da povera penitente, insieme con una compagna di nome Andreola, in una casetta in aperta campagna (ora trasformata nella chiesa di Sant’Illuminata), che il padre aveva fatto costruire per loro di fronte all’ospedale dei poveri. Questa era appunto il “reclusorio”, che rappresentava allora una forma di vita spirituale assai diffusa. Accesa d’Amore Divino fin dalla più tenera età, Chiara, nel 1273 o 1274, all’età di soli sei anni circa, col permesso dei genitori lasciò la propria casa ed entrò anch’essa nel predetto “reclusorio”, affidandosi alla sorella. Chiara era una bimba bella, vivace, intelligente, attenta ai bisogni degli altri, generosa, pronta al lavoro, sempre obbediente e si adattò benissimo a quella vita di sacrificio. Col tempo, alle tre prime recluse, si aggiunsero altre quattro giovani. Raggiunto il numero di sette, il primitivo reclusorio fu troppo piccolo e la comunità decise di trasferirsi allora sul Colle di Santa Caterina del Bottaccio, non lontano dalla primitiva casetta, in un edificio più grande ma ancora incompleto, che assunse il nome di “Santa Croce”. Purtroppo, però, il nuovo insediamento (che gettava le basi alla costruzione di un vero e proprio monastero), non fu accolto con simpatia né tantomeno pacificamente in paese. Questa nuova struttura, infatti, affiancandosi ad altri tre monasteri più antichi e ben consolidati, uno Francescano, uno Agostiniano e un altro Benedettino, fu ritenuta dannosa per il piccolo borgo di Montefalco, perché andava ad aumentare le comunità religiose che già vivevano di elemosina. Il popolo non era certo ricco e la sovvenzione di ben quattro monasteri appariva impossibile. Così l'ostilità diventò vera e propria persecuzione, volta a convincere le donne a desistere dai loro progetti. Tuttavia, il crescere del numero delle giovani “recluse” e il loro stile di vita alla sequela di Cristo in una semplicità assoluta, portò pian piano alcuni cittadini di Montefalco [nel frattempo passato sotto la Signoria di Todi (Umbria)], ma soprattutto della vicina Spoleto, ad affezionarsi loro. Questo graduale cambiamento di mentalità, incoraggiò Giovanna a richiedere alla competente diocesi di Spoleto una “Regola” di vita e il riconoscimento ecclesiale dello stato monastico. Il 10 giugno 1290, il nuovo Vescovo di Spoleto Gerardo Pigolotti (dal 1290 al 1295), concesse alla comunità la Regola Agostiniana e lei assunse il nome di “Chiara della Croce”. La concessione della Regola di Sant’Agostino resta un fatto chiaramente basilare nella storia del Monastero e nella spiritualità agostiniana in esso vissuta. Questa regola diventò la guida spirituale nel cammino dell’interiorità, della preghiera comune, del lavoro, della correzione fraterna e, soprattutto, della carità delle Sorelle. Per questo Chiara viene giustamente considerata a tutti gli effetti come una religiosa dell’Ordine di Sant’Agostino. Nel 1291, solo un anno dopo, morì l’amata sorella Giovanna e Chiara fu eletta Superiora del monastero, diventando per le sorelle madre e guida spirituale, guidandole e servendole con gioia ed entusiasmo. Dal 1288 al 1299 Chiara visse una durissima prova di “aridità spirituale” e lotta interiore. Dopo essersi compiaciuta per il dono continuo di vedere il Signore, il Cielo parve chiudersi su di lei per ben undici anni. La sofferenza, tuttavia, le donò una conoscenza esperienziale non acquisita nello studio, ma dalla vita. Gesù, nella sua Passione, la invitò poi, a condividere la sua Passione d’amore. Attraverso la sofferta esperienza, la passione di Chiara divenne compassione. Durante la terribile prova, lei si percepiva senza Dio, capace di tutti gli errori, preda di tutte le debolezze, vuota e arida, ma imparò a conoscere il cuore degli uomini e a essere solidale con loro. Infine, all’inizio del 1294, nel pieno della terribile crisi, Cristo sofferente e pellegrino le apparve portando una grande croce e dicendole: “… Ho cercato un luogo forte per piantare questa croce: qui e non altrove l’ho trovato ...”. A seguito di questa meravigliosa esperienza mistica, le cose cambiarono radicalmente e Chiara poté ripetere più volte, fino alla fine della vita: “… Io ho Gesù Cristo mio crocefisso dentro il mio cuore …”. Superò la lunghissima prova del “deserto interiore” con l’esperienza dell’umiltà, rimanendo fedele e donandosi tutta per le sorelle e per quanti bussavano alle porte del Monastero, preparandosi così nella contemplazione a un’intensa vita apostolica. Perdonò sempre e tutto a chi la calunniava per interesse o per invidia, ricambiando il male con il bene e adoperandosi, sia con la preghiera sia con interventi diretti, per la pace spesso violata tra famiglie e in varie città, sia in Umbria sia in Toscana. Illuminata e istruita dallo Spirito Santo, benché illetterata, visse forti e decisive esperienze spirituali, bibliche e teologiche. Era ricercata da moltissime persone d’ogni estrazione sociale e culturale: teologi, sacerdoti, santi e peccatori. Al riguardo, basta dare un’occhiata al processo di canonizzazione. Solo Chiara intuì pienamente l’errore del frate francescano eretico Bentivenga da Gubbio (morto nel 1332), capo del movimento, asseritamente cristiano, denominato “Spirito della libertà”, un gruppo pseudo religioso in cui convivevano cultura, mistica e lussuria, che attiravano folle di contadini e artigiani, monache e frati. Essa lo smascherò e lo denunciò all’autorità ecclesiastica. Per arrivare a questo, come spiegano la “Vita di Santa Chiara di Montefalco”, scritta da Berengario di Sant'Africano (morto nel 1309), e una delle testimonianze del suo processo di canonizzazione del 1318-19, essa avrebbe riflettuto sulla visione di uomini nudi che andavano vagando per la valle di Spoleto, autoflagellandosi. Da essa avrebbe avuto la prima intuizione sulla malignità della setta che si stava diffondendo in Umbria. La vita di Chiara è stata uno sguardo su Dio, senza dimenticare i fratelli e le sorelle, che l’ha fatta camminare e crescere in umanità e santità in compagnia degli uomini del suo tempo e di tutti i tempi. Chiara, presa dalla totalità dell’amore, si diede a tutti senza misura e si mise in cammino per preparare i cuori ad accogliere il Signore. Il 17 agosto 1308, nel monastero di Santa Croce, morì lietamente cantando nello stretto dialetto di allora: “… Belgliè, belgliè, belgliè vita eterna! Non mi si afà Signore, sì gran pagamento! …”. Le monache, decisero di conservare il suo corpo e il giorno dopo, ricordando un ritornello cantato spesso da Chiara: “… Io ajo Jesu Cristo mio crucifisso entro lo core mio …”, le aprirono il cuore, scoprendovi realmente i “segni” della Passione di Gesù, che ancora oggi, insieme al suo corpo incorrotto, si venerano nel Santuario Agostiniano a lei dedicato in Montefalco. Purtroppo, quello che non era avvenuto tra le religiose di Santa Chiara nei turbinosi momenti della prima ora, quando il popolino pareva rivoltarsi contro di esse, avvenne poco più di due secoli dopo. Il 4 luglio del 1492, le monache al loro interno scelsero di seguire due orientamenti diversi: una parte lasciò la comunità, adottando la spiritualità francescana e, accogliendo la donazione del Comune, trasferendosi nell’antico ospizio di San Leonardo accanto al Monastero di Santa Chiara. Il Monastero, dove alla morte era rimasto il corpo di Chiara, rifiorì comunque rapidamente. La vita regolare riprese ed è tuttora in vigore, avendo superato non poche difficoltà e le due soppressioni ben note: quella francese dell’epoca Napoleonica e quella del Regno d’Italia.
Roberto Moggi
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