TCNCH - 200713
Eliminiamo la dipendenza del nostro stato mentale dai comportamenti degli altri.
Quante persone, qui, sarebbero d'accordo con questo consiglio?
Io no.
Ritengo che un consiglio del genere abbia successo su chi si sforza di essere gentile, convinto che la gentilezza sia da osservare nell'etica del comportamento, ma non ha la preparazione e la capacità necessarie a porsi in tale atteggiamento.
Se ci aspettiamo che le nostre azioni ottengano sempre un ritorno gratificante di apprezzamento e di riconoscenza, ci poniamo in uno stato di dipendenza che può indurci a reagire come leggiamo nel post, alterando nel peggiore dei modi il nostro equilibrio psicofisico.
Ad una certa età, meno ci facciamo prendere da impulsi di rabbia, di astio verso il prossimo e qualsiasi altra circostanza e più ci farà bene al nostro stato fisico e mentale, aumentando l'immunità dell'organismo verso qualsiasi malanno, a tutto beneficio di una maggiore salute, che si rifletterà in una migliore aspettativa di vita.
Mantenere un atteggiamento improntato alla gentilezza e all'educazione, significa innanzi tutto aver cura della propria dignità e del proprio modus vivendi, liberi però da qualsiasi dipendenza dalle reazioni del prossimo, specialmente quando siano negative.
Quando risultasse possibile, facciamo di tutto per evitare o liberarci degli importuni, mandandoli anche al diavolo, ma facendolo col distacco necessario a mantenere un sereno equilibrio interiore, perché più ci facciamo prendere dall'ira e più facciamo il loro gioco. E perché diamine dovremmo dargli una tale soddisfazione? Lasciamo che tali godimenti se li cerchino presso qualcun altro.
rm
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