22 GIUGNO 2023 - SAN PAOLINO DI NOLA
Oggi - 22 giugno 2023 - giovedì della XI settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Paolino di Nola, vescovo. Pontius Anicius Meropius Paulinus (Ponzio Anicio Meropio Paolino), questi i suoi nomi in latino, ma chiamato semplicemente Paolino, nacque nel 352 o 353 (ma secondo altre fonti 355) a Burdigala, sulla costa atlantica della provincia romana della Gallia Celtica (oggi Bordeaux, nella regione Aquitania, sulla costa atlantica centro-meridionale della Francia). La sua famiglia d’origine era quella romana, aristocratica e ricca degli Anicii. Il padre era un funzionario imperiale pagano della stessa città, la madre una matrona probabilmente già convertita al cristianesimo. Fu lei che gli trasmise la fede nel Signore, anche se rimase formalmente pagano fino all’adolescenza, quando s’imbatté nelle prime comunità cristiane, dalle quali rimase colpito perché respingevano i facili costumi, in nome di “qualcosa” di molto più importante. Rileva, infatti: “… I cuori votati a Cristo respingono le Muse e sono chiusi ad Apollo …”, scrivendo, da fine poeta qual era, al maestro Decimo Magno Ausonio (310-395), che lo aveva iniziato alla retorica e alla poetica. Paolino, che era un giovane intelligente e dal temperamento artistico, studiò a Burdigala con grandi maestri, tra i quali era lo stesso poeta Decimo Magno Ausonio, al quale rimase legato da profonda amicizia, approfondendo soprattutto la conoscenza delle lettere, del diritto e della filosofia. Attorno al 374, poco più che ventenne, si trasferì a Roma per motivi di avanzamento professionale, entrando presto a far parte del Senato, all’interno del quale iniziò una rapida carriera politica, che percorse fino a raggiungere la somma magistratura come console, nel 378. In questo periodo si compì del tutto la sua intima adesione al cristianesimo, sebbene non fosse ancora stato battezzato. L’anno dopo, nel 379, proprio con l’incarico di Console e favorito anche da amicizie altolocate, ottenne l’importante incarico di Governatore della ricca e fertile provincia italica della Campania, mantenendo la precedente dignità come “Consul suffectus” (Sostituto Console). Giunto nella provincia che doveva governare, volle risiedere nei possedimenti che la sua famiglia d’origine aveva presso Nuvla (oggi Nola, comune della città metropolitana di Napoli, regione Campania), allo scopo di essere vicino alla tomba del sacerdote Felice di Nola (seconda metà del III secolo d.C.-303), futuro santo già allora considerato tale, al quale era molto devoto. Le reliquie di Felice erano custodite nella vicina necropoli sita in località Cimitile, in una tomba posta all’interno di un mausoleo quadrato costruito in suo onore. In questo luogo, grazie alle frequenti visite che vi faceva e alle tante preghiere, in lui si rafforzarono la fede e i sentimenti cristiani trasmessigli a suo tempo dalla madre. Così, una volta terminato il suo mandato di Governatore e rientrato a Roma, iniziò a pensare seriamente a farsi battezzare e addirittura a consacrarsi al Signore nella vita spirituale. Sfortunatamente, però, nel 383 fu costretto a far ritorno nella natia Gallia, a causa della tragica morte dell’Imperatore Flavio Graziano (375-383) e della conseguente crisi politica che ne subentrò, accantonando momentaneamente i suoi propositi. Nella città natia, la sua famiglia e lui stesso caddero vittime di persecuzioni a causa del loro sostegno al precedente Imperatore Flavio Valentiniano, detto Valentiniano I (dal 364 al 375), che era stato avversario del defunto Flavio Graziano, costringendo Paolino a fuggire da una località all’altra. Fu esule a Vienna (capitale dell’odierna Austria), dove conobbe i due vescovi e futuri santi Martino detto "di Tours" (316-397) e Vittricio detto "di Rouen" (morto nel 417 circa) e dimorò a Milano (Lombardia, Italia) dove fu in contatto con il vescovo e anch’esso futuro santo Ambrogio (morto nel 397). Infine, trascorse qualche tempo nella Penisola Iberica (odierna Spagna), dove incontrò e sposò la ricca nobildonna Terasia, di fede cristiana, che gli rimase accanto per tutta la vita e gli diede un figlio, non tralasciando neanche di favorirlo e seguirlo fedelmente nella sua successiva scelta ascetico-monastica. Finito il pericolo e tornato a Burdigala nel 388, manifestò al locale vescovo il desiderio d’essere battezzato e, dopo adeguata preparazione, ricevette il sacramento dell’iniziazione l’anno successivo, per poi trasferirsi nei possedimenti della moglie nella Penisola Iberica, vicino all’odierna Barcellona, per approfondire i misteri cristiani nella meditazione e nel silenzio. Nel 392 nacque il figlio Celsus (Celso), che però morì dopo solo otto giorni. Paolino e Terasia insieme maturarono la vocazione alla vita di perfezione evangelica con la decisione di vendere tutti i beni, dare il ricavato ai poveri e seguire Cristo povero. Fu amato molto dal popolo di quella provincia dell’Impero. Il giorno di Natale del 394, mentre Paolino e Terasia si trovavano in preghiera nella Cattedrale di Barcellona, la folla dei fedeli, scandendo in coro il suo nome, lo acclamò quale sacerdote, inducendo il vescovo di Barcellona a ordinarlo Presbitero. A questo punto Paolino vendette tutti i suoi beni, d’accordo con Terasia decise di vivere con lei come fratello e sorella in perpetua castità e di ritirarsi definitivamente presso la tomba di San Felice a Cimitile di Nola in Italia, di cui era devotissimo. Nel 395, partì. Nel viaggio incontrò di nuovo il vescovo di Milano Sant’Ambrogio, che lo aggregò al clero della sua diocesi. La clamorosa conversione di Paolino mise in agitazione il mondo pagano e riempì di letizia e di stupore il mondo cristiano. Il vecchio poeta Ausonio reagì in maniera forte cercando in tutti i modi di richiamare il discepolo prediletto sulle strade della poesia battute nella prima gioventù; molti familiari presero le distanze dal suo proposito di vita ascetica e lo abbandonarono. Paolino costruì il suo monastero sopra l’ospizio dei poveri e dei pellegrini edificato da lui stesso durante il suo governatorato in Campania; la nuova costruzione aveva due ambienti distinti: uno per Paolino e i suoi monaci, uno per Terasia e le sue consorelle. La vita del monastero era scandita dalla preghiera, dall’approfondimento della Sacra Scrittura e dal lavoro, il tutto vissuto in grande umiltà e povertà. Dopo la conversione, Paolino volle dare come contenuto alla poesia “la verità”, cioè la ricerca di Dio e, come scopo, si prefisse di “ammaestrare il cuore degli uomini con la dolcezza”, armonizzando la propria arte con la Parola di Dio “unico arbitro e modellatore di ogni armonia”. I contatti con il mondo li manteneva attraverso la corrispondenza epistolare (ci sono pervenute cinquantuno lettere) con amici e personalità di maggior spicco nel mondo cristiano. Per gli amici buttava giù epitalami (cioè discorsi in occasione di matrimoni) e poesie di consolazione. Tuttavia, a porre termine a quella mistica quiete, nel 409, sopraggiunse la sua elezione a Vescovo di Nola, proprio mentre si preparavano per l’Italia anni tempestosi. Infatti, il Re “barbaro” Genserico (389-477) alla testa dei suoi Vandali, si apprestava a mettere a ferro e fuoco Roma e tutte le altre principali città d’Italia. Paolino si rivelò un vero padre, preoccupato del bene spirituale e materiale di tutti. Visse con estremo zelo il suo apostolato fino alla morte, avvenuto nella città di Nola il 22 giugno 431. Il suo corpo fu inumato accanto a quello di San Felice da Nola, all'interno di una casa patrizia sulla quale fu in seguito edificato un luogo di culto, che diventerà la cripta della cattedrale “Santa Maria Assunta” di Nola.
Roberto Moggi
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