Storie di un'ordinaria alienazione

Storie di un'ordinaria alienazione coltivata con passione.
1
Il lavoro che sono riuscito ad ottenere comincia alle venti della sera e termina alle otto di mattina.Quando c'è gente, il momento migliore è la sera, perché sono rimasti pochi impiegati e qualche dirigente di quelli che non possono fare a meno di tirare tardi, forse per non sembrare meno dirigenti.L'impiegato può aver fretta di uscire appena terminate le otto ore, ma un certo tipo di dirigente no, ci mancherebbe, mica è un impiegato, col poco attaccamento al lavoro che dimostrano in parecchi, accalcandosi disordinatamente intorno al lettore dei tesserini, terminato l'orario di lavoro, nemmeno fosse scoppiato un incendio.
Ma sono affari loro.
La maggior parte di quelli che staccano, passando il badge nel lettore proprio davanti alla mia stanza a vetri, non si curano di me e tanto meno i dirigenti, per fortuna.
Solo qualcuno degli impiegati insiste nel salutarmi, per quanto mi adoperi nel far finta di non accorgermi della sua presenza, guardando i fogli che ho sulla scrivania, se non addirittura alzandomi dalla sedia e girandomi come se fossi impegnato a cercare o a leggere dei documenti.

Meno uno cerca di essere notato e più trova qualcuno che sembra farlo apposta a girargli intorno.
Forse si sentono molto democratici a concedermi la loro attenzione nel salutare me che sono una via di mezzo tra l'usciere e il guardiano notturno, anche se è più la seconda occupazione che mi caratterizza, rispetto al collega del turno di giorno, che appunto non è che un usciere.
Con la gente del mattino è molto peggio.
Alle cinque entrano nell'ente gli addetti alle pulizie, quasi tutte donne, e mi ci è voluto per riuscire a distogliere la maggior parte di loro, non solo dal salutarmi, ma anche dall'attaccare discorso, e qualcuna, più che qualcuno, perché gli uomini l'hanno capito prima, non si arrende, mandandomi letteralmente in bestia.
Vige l'orario elastico, almeno per alcune categorie di impiegati, a seconda del lavoro che svolgono, quindi l'orario d'entrata inizia alle otto e trenta e termina alle nove e mezzo.
Ma già prima delle otto alcuni impiegati cominciano ad entrare e a me, che già sono bastati gli addetti alle pulizie a infastidirmi per tutte le volte che hanno dimostrato di guardarmi anche senza rivolgermi parole, mi tocca sorbire altri sguardi che palesano come la mia presenza non sia ignorata. Proprio ciò che non desidero minimamente, essere notato.
E sì che ce ne metto d'impegno per far capire a chiunque che non ho alcuna voglia di concedere un minimo di confidenza e che l'unico mio desiderio è quello di essere evitato.
A dirla tutta, il mio sogno è quello di essere ignorato, più che evitato, di essere invisibile come se fossi trasparente. Un sogno che purtroppo resterà tale se non riuscirò a trovare un'altra occupazione che mi permetterà di realizzarlo.
Il sogno di non esistere per nessuno.
rm
(continua
Home page   ARGOMENTI

Commenti