Riflessioni molto elementari su un qualsiasi potere religioso e un qualsiasi percorso spirituale.
Un certo messia che predica o percorre un cammino spirituale o semplicemente segue una filosofia di vita.
Dei seguaci, attirati dalle sue parole o dal suo comportamento, iniziano a seguirlo.
Colui
che ha dato inizio ad un certo culto passa a miglior vita, e i seguaci
continuano a fare proseliti per quella che ritengono l'unica giusta via
da seguire per conseguire gli obiettivi più varii:
-
perfezionare la vita attuale per migliorare quelle successive, fino a
riuscire a non avere più nessun attaccamento verso la vita terrena, che
si presenta come il massimo obiettivo;
-
osservare i dogmi compendiati dai proseliti più impegnati, con tutti i
rituali che hanno prodotto, in funzione di una paradisiaca vita
ultraterrena, che avverrà dopo la morte o rimandata ad un ipotetico
periodo;
- continuare pure a piacere, perché le varianti sono innumerevoli.
Fatto
sta che in qualsiasi organizzazione religiosa, via via che aumentano i
seguaci, si rende necessaria una gerarchia che regoli l'osservanza dei
dogmi e i comportamenti dei partecipanti e di conseguenza subentra il
bisogno dell'esercizio del potere.
Spesso
gli argomenti attribuiti alla figura principale, che ha dato luogo alla
corrente religiosa, diventano oggetto di dispute in seguito a
differenti interpretazioni, che portano a vere e proprie lotte tra
fazioni, che si risolvono in una divisione, se non addirittura in una
frammentazione di correnti, in ognuna delle quali gli aderenti sono
convintissimi che i dogmi che seguono siano quelli giusti, a differenza
delle regole mendaci seguite dagli altri.
Si
è visto nel passato e si continua a vedere nel presente come la
gerarchia di una confessione religiosa non eserciti solo il potere
spirituale, ma possa detenere anche quello temporale, divenendo non solo
un'assemblea ecclesiastica, ma un vero e proprio governo.
E
si è visto anche come la commistione tra i due poteri vada a tutto
detrimento della spiritualità che dovrebbe essere professata dagli
appartenenti ad un qualsiasi clero.
A
seconda del controllo che i rappresentanti di una religione hanno sul
territorio, la loro reazione verso chi esprime opinioni contrarie, va
dall'intolleranza, che si esprime escludendo dai riti i dissenzienti, ad
esempio con la scomunica, fino al carcere e/o alla condanna a morte, se
il territorio è soggetto al potere definito spirituale ed esercitato
anche in funzione di quello temporale.
A
prescindere dalla storia passata, relativa al cristianesimo, un esempio
attuale è presentato da paesi come l'Iran a regime islamico e
l'Afganistan controllato dai Talebani.
In
nome della religione, si amministra semplicemente un potere che arriva a
essere in disaccordo addirittura con chi vorrebbe intraprendere
esclusivamente un cammino di spiritualità.
E
a tale riguardo mi vengono in mente le traversie di mistici come
Meister Eckhart e Margherita Porete, con il primo che bene o male riuscì
a cavarsela con la Santa Inquisizione, mentra la seconda fu bruciata
sul rogo nel 1310.
rm
Da continuare.
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