Eventi tragici e promesse di pulcinella

Il Fustigatore

Basta
Non voglio più sentir parlare di COVID-19, ne ho piene le orecchie dei bollettini della sciagura, ne ho colmi gli occhi di vedere e rivedere i camion militari carichi di sarcofagi che attraversano nottetempo la città per dirigersi non si sa dove.
Non voglio più sentir parlare di COVID-19 ma per un po’ sarò costretto ad adattarmi alla vita che lui, il Coronavirus, mi costringerà a fare da domani.
Dicono gli psicologi che non saremo mai più quelli di prima. E cosa vuol dire?
Dobbiamo pensare che gli arroganti diventeranno accondiscendenti o che i presuntuosi cominceranno a bagnarsi di umiltà? Possiamo immaginare che donne virtuose ed uomini probi intraprendano ogni strada che conduca al vizio? Magari il politico smette di fare politica e si mette a lavorare o il cardinale scende dal palazzo e si sporca sulla strada?
Il fumatore non butterà più i mozziconi in terra e Peppiniello rispetterà un semaforo rosso?
Il mio vicino di casa ossequioso e gentile fino ad oggi, da domani si spazientirà per l’abbaiare del mio cane?
Già! Da domani non saremo mai più quelli di prima.
Nel senso che ognuno continuerà a pascere i propri vizi e le proprie virtù ma, semplicemente, lo faremo a due metri di distanza l’uno dall’altro e con una mascherina sulla faccia.
Non basterà un virus a cambiarci perché passata la paura della pandemia torneremo esattamente come eravamo, ciascuno nel proprio egoistico modo di vivere e di sopravvivere. E non sarà più tempo di Eroi, non più tempo di “andrà tutto bene”, non più di bandiere alle finestre e tarantelle sulle terrazze. Arriverà il vaccino e racconteremo ai figli ed ai nipoti come abbiamo superato la terribile infezione planetaria con il meraviglioso risultato di non esserci migliorati o peggiorati di alcunché.
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Un giudizio sull'umanità che mi trova più che d'accordo.
Le promesse di Pulcinella, anche se in questo caso si tratta di previsioni.
Mi sta succedendo spesso d'imbattermi in previsioni molto ottimistiche su come sarà la vita quando terminerà il tragico momento che stiamo trascorrendo.
Un essere, da quel poco che appresi a suo tempo sui virus, considerato da una corrente di pensiero come un essere vivente e un semplice agglomerato chimico da un'altra, ha scatenato una pandemia che ha coinvolto l'intero pianeta, grazie agli odierni mezzi di trasporto che hanno accorciato le distanze, producendo una globalizzazione virale che ha scatenato a sua volta una catena virale di commenti su come miglioreranno i pensieri e le abitudini degli esseri umani, quando terminerà l'incubo del Covid 19.
I pareri espressi, indotti anche dal bisogno di sdrammatizzare da parte di chi è oppresso dall'angoscia per le tragedie presentate ogni giorno dai media, mi fanno ricordare quando eravamo bambini e, durante le feste di Natale, eravamo spinti dagli adulti e dagli insegnanti a scrivere i pensierini su come saremmo stati più buoni, più obbedienti e più bravi negli studi nell'anno che stava per iniziare
I disagi e le sofferenze dovute a guerre, carestie e disastri vari, spesso hanno evidenziato il meglio di alcuni appartenenti all'umanità.
Alcuni, ho scritto, perché a molti altri esce la loro parte peggiore, tesi soltanto al proprio tornaconto, incuranti dei disagi altrui.
Un'epidemia è un evento che tende a dividere gli esseri umani per la paura del contagio ed evidenzia, come altri momenti tragici, le qualità e i difetti degli esseri umani.
Mentre i più generosi ed altruisti si sacrificano, rischiando anche la vita per aiutare gli altri, quelli sempre tesi al loro tornaconto, lo sono ancora di più, magari con qualche eccezione che evidenzierà una volta di più come l'umanità stravolga qualsiasi stereotipo e modello che le si voglia imporre da chi, limitato nel suo essere, cerca di deformare gli aspetti della natura umana a sua misura.
Tutti coloro che immaginano e si aspettano quelli che considerano ovvi cambiamenti, indotti dai disagi e dalle sofferenze provocati da questa epidemia, non dovranno far altro che documentarsi su quello che è successo nel passato.
Se nei tragici eventi avvenuti nelle epoche più remote, costituiti da guerre, carestie, epidemie e catastrofi naturali a scelta, si fossero avverati i cambiamenti che allora come adesso sono sempre stati auspicati da chi ci si è trovato in mezzo, è da un bel po' che la terra sarebbe diventata un Paradiso e nel secolo scorso non sarebbero nemmeno avvenuti le guerre, le stragi, i genocidi e le epidemie che lo hanno caratterizzato.
Forse sarebbero state abolite anche le nazioni, che hanno indotto nella loro identificazione di appartenenza a contribuire all'aggressione e alla violenza verso altre comunità verso le quali i falchi di ogni nazione proiettano le loro psicosi di ossessiva aggressività.
Quindi mettiamoci il cuore in santa pace, auspicando eventualmente che si cominci a valutare seriamente e ad affrontare nel verso giusto una catastrofe sempre più vicina, in confronto alla quale, la tragedia di questa pandemia diventa una sciocchezza, l'impossibilità per gli esseri umani di poter continuare a vivere su questo pianeta.
Un fenomeno che sta già succedendo per tanti incolpevoli animali, che hanno avuto la disgrazia di vivere in un mondo popolato da un genere aberrante di esseri viventi, che la scienza identifica pomposamente nell'homo sapiens.
Sarebbe stato meglio se si fosse limitato a restare "erectus" e nemmeno habilis, così che i danni prodotti sarebbero stati minimi, rispetto a quelli che ha provocato.
 
 

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