2 Aprile 2023 - Domenica delle Palme e della passione del Signore

2 APRILE 2023 - DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
Oggi - 2 aprile 2023 - la Chiesa celebra la solennità della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, con la quale inizia la Settimana Santa, che terminerà il prossimo 8 aprile, Sabato Santo, giorno che precede la Pasqua di Risurrezione di Gesù. In questa settimana, la liturgia rievoca gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo, celebrandone Passione, Morte e Risurrezione, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme. Il cammino dell’anno liturgico entra pertanto in un periodo speciale di quell’itinerario penitenziale iniziato lo scorso 22 febbraio col Mercoledì delle Ceneri, che ha dato inizio al tempo di Quaresima. La Parola oggi proclamata ci pone davanti al racconto della Passione del Signore, che, in quest’anno liturgico del ciclo festivo “A”, leggiamo secondo il racconto dell’evangelista Matteo (Mt 26, 14-27, 66). La Passione del Signore sarà nuovamente proclamata il prossimo 7 aprile, Venerdì Santo, seguendo questa volta il vangelo di Giovanni (Gv 18, 1-19, 42). Nell’odierna domenica, tutto l’impegno quaresimale di penitenza e conversione è focalizzato attorno al momento cruciale del mistero di Cristo e della vita cristiana: la Croce come obbedienza al Padre e solidarietà con gli uomini, come mezzo di salvezza dell’umanità. Ciò si vede nella sofferenza del “Servo del Signore” di cui alla prima lettura della Messa, dal libro del Profeta Isaìa (Is 50, 4-7), inseparabilmente congiunta alla gloria, come nella seconda lettura, dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippési (Fil 2, 6-11). Per questo essa porta già un messaggio pasquale completo, dove la narrazione della Passione, Morte e Risurrezione del Signore va ad anticipare l’annunzio del giorno della Pasqua. La strada che Gesù intraprende per attuare il suo Regno e il suo modo di “regnare”, si pone in contrasto con ogni ragionevole attesa degli ebrei più ortodossi, che aspettavano nel Messia un re forte e potente, perché egli non sceglie la forza, la potenza e la ricchezza; ma la debolezza, l’umiltà e la povertà. La festa di oggi ripercorre spiritualmente l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, per andare consapevolmente incontro alla morte nella sua libertà di Figlio. È un evento glorioso per Cristo acclamato dal popolo unanime “Re d’Israele”, e descritto come “… colui che viene nel nome del Signore …” (Cf. Mt 21, 9). Tuttavia, la gloria e la regalità di Cristo sono solo preannunziate, infatti, si realizzeranno pienamente nella sua Passione, Morte e Risurrezione. L’entrata del Messia nella Città Santa rimanda alla ricorrenza della festività ebraica di “Sukkot”, la “festa delle Capanne”, in occasione della quale i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al Tempio in processione. Quella “delle Capanne” era ed è ancora oggi la celebrazione corale, da parte dell’intero popolo ebraico, della sua liberazione dalla schiavitù in Egitto. Si chiama così perché, dopo essere usciti da questo Paese, avere attraversato il Mar Rosso e prima di arrivare finalmente alla Terra Promessa, i giudei avevano peregrinato nel deserto per quarant’anni, riparandosi precariamente sotto delle tende e delle capanne. Secondo la tradizione israelitica, il Messia tanto atteso si sarebbe dovuto manifestare proprio durante tale festa, per cui Gesù la scelse per fare il proprio ingresso nella capitale della Giudea e sede del potere civile e religioso ebraico e della Palestina sotto dominazione romana. Egli, però, scelse di entrarvi cavalcioni di un’asina, in segno d’umiltà e mitezza, giacché la cavalcatura dei re del mondo, solitamente guerrieri fieri e altezzosi, era il nobile cavallo. Al riguardo, il vangelo di Matteo - che oggi si legge prima di iniziare la messa, nella celebrazione principale preceduta dalla processione - narra che Gesù, arrivato con i discepoli a Betfage vicino a Gerusalemme la sera del sabato, mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui. Se qualcuno avesse obiettato - spiegò loro - avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno e che le bestie sarebbero state riportate a cessata esigenza. I discepoli fecero quanto richiesto e, condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con mantelli e Gesù si pose a sedere sull’asina avviandosi nella Città Santa. Qui la folla numerosissima, radunata ai due lati della strada, richiamata dalle voci concernenti l’arrivo del Messia, lo acclamò come si faceva solo con i re, stendendo a terra i propri mantelli prima del suo passaggio e agitando festosamente rami principalmente d’ulivo e di palma, abbondanti nella regione (Cf. Mt 21, 1-11). Il cammino di Gesù era ritmato dall’invocazione di salvezza “Osanna!” (“Hoshana” in ebraico, nella sua traslitterazione nel nostro alfabeto), espressione giudaica di giubilo, acclamazione e preghiera, che prorompeva a gran voce dalla folla in delirio. Infatti, come spiega l’evangelista Matteo: «La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”» (Mt 21, 9). In questa domenica così importante e ricca di potente significato, dunque, chiediamo al Signore la grazia di seguirlo fino alla Croce, per essere partecipi della sua Risurrezione.
Roberto Moggi
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