Siamo sicuri che le nostre opinioni siano obiettive e non dei pregiudizi derivanti dalle nostre limitazioni cognitive?
Questa frase è attribuita ad un genio della scienza che fa una deduzione paradossale e comica su un essere inconsapevole di una sua incapacità,, che si comporta come se tale limitazione non esistesse.
Quante volte la parte del calabrone, in chiave metaforica, ci è stata attribuita o l'abbiamo vista in altri?
Nell'inconscia presunzione che può affliggerci, ci aspettiamo che il prossimo debba assumere un certo comportamento per essere in linea con i costumi e le abitudini che abbiamo, restando delusi se non addirittura scandalizzati quando ciò non avviene.
In questo fenomeno possiamo essere sia i soggetti che i destinatari sul come si ritiene che ci si debba comportare.
Nella prima ipotesi, lavoriamo su noi stessi, mettendoci perennemente in discussione per riuscire a capire se le nostre convinzioni siano lecite e non soltanto dei pregiudizi, specialmente nel giudicare il comportamento altrui.
Se invece siamo oggetto di aspettative che riteniamo limitative per il nostro modo di vivere, facciamo di tutto per liberarcene, anche se provengono da persone a cui teniamo, perché per quanto ci possano stare a cuore, sono tenute a rispettare la nostra libertà di vivere come ci è più congeniale.
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