28 GENNAIO 2023 - SAN TOMMASO D'AQUINO
Oggi - 28 gennaio 2023 - sabato della III settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa. Secondo la maggior parte degli agiografi, Tommaso nacque nel 1224 o 1225, nel castello della sua nobile famiglia d’origine, sito sul monte Asprano presso Roccasecca, nella Contea d’Aquino ubicata nella parte meridionale del Lazio, durante il Sacro Romano Impero (oggi comune di Roccasecca in provincia di Frosinone, regione Lazio). Tuttavia, alcuni studiosi lo vogliono invece nato nella stessa Aquino (nell’attuale provincia di Frosinone, Lazio) nel medesimo periodo. Figlio del conte Landolfo d’Aquino e della nobile napoletana Teodora Caracciolo, trascorse l’infanzia in varie fortezze della regione, ma, particolarmente, nel palazzo che la sua famiglia possedeva ad Aquino, dove frequentò assiduamente la chiesa di Santa Libera. In seguito entrò nello studentato benedettino della vicina abbazia di Montecassino, ricevendo un’istruzione adeguata al suo lignaggio fino alla giovinezza, quando si trasferì a Napoli, nel regno normanno di Sicilia, per frequentarvi l’università. In questa città, giovanissimo, frequentò con successo i corsi dell’ateneo ed ebbe modo di conoscere la spiritualità dei religiosi dell'Ordine dei Frati Predicatori, detto anche dei domenicani in onore del fondatore San Domenico di Guzmán (1170-1221), rimanendone profondamente colpito. Tanto forte fu l’attrazione provata per questa religiosità, che, verso i diciott’anni, entrò nell’Ordine come postulante, vestendone l’abito nel 1244. La sua scelta suscitò la ferma opposizione degli altolocati familiari che, per farlo desistere, arrivarono a segregarlo in una rocca, senza però ottenere risultato alcuno. Tommaso, infatti, rimase fermo nella sua decisione, riuscendo infine a vincere le parentali resistenze e a seguire il proprio cammino. Tappa decisiva della sua formazione fu il soggiorno di studio che fece a Colonia, nei territori gemanici dell’Impero (oggi nella Germania centro-occidentale), dove nel 1248 i domenicani avevano creato un importante centro di studi teologici, affidato al vescovo tedesco Alberto detto “Magno” (circa 1193-1280), futuro santo. Sotto la sua guida, Tommaso assimilò la dottrina dell’armonia tra scienza e fede, iniziando lo studio approfondito del pensiero del grande filosofo precristiano Aristotele, distinguendo tra ciò che era contrario alla ragione e ciò che invece quest’ultimo aveva correttamente insegnato. Nel 1252, su indicazione del suo maestro, che ne aveva intuito il genio e profetizzato la futura grandezza, venne nominato e insignito del titolo di “baccalaureus biblicus” cioè “baccelliere biblico” (laurea biblica, che indicava chi era ritenuto idoneo a fare esposizioni sulla Bibbia) nell’università francese di Parigi, iniziando l’insegnamento nello stesso prestigioso ateneo. In quel periodo, conobbe il confratello spagnolo Raimondo di Peñafort (1175-1275), già maestro generale dei domenicani e pure futuro santo, che gli affidò l’incarico di scrivere un’opera teologica che potesse aiutare i missionari dell’Ordine. Egli volentieri ne cominciò la stesura a Parigi nel 1258 e, dopo essere tornato in Italia nel 1259, la completò nel 1264 col titolo di “Summa contra Gentiles” [“Somma (esposizione sommaria) contro i Gentili”]. In questo stesso spazio di tempo, in cui visse tra Aquino e Roma pur recandosi spesso a Parigi e altrove, ricevette un importante incarico da papa Urbano IV, che lo nominò teologo e “magister” (“maestro”) presso la Curia papale, deputandolo a comporre l’ufficio liturgico per la solennità del Corpus Domini, istituita l’11 agosto 1264 a seguito del famoso Miracolo Ecaristico di Bolsena (Viterbo, Lazio) dell’anno precedente. Nacquero così gli splendidi inni eucaristici cantati ancora oggi, tra cui il celebre “Pange lingua” (“Canta o mia lingua”), l'inno eucaristico per eccellenza della Chiesa cattolica. Nel 1272 si stabilì a Napoli, assumendo la docenza alla locale università e dedicandosi attivamente, accanto all’insegnamento, anche al completamento della celebre “Summa Theologiae” (“Somma Teologica”), la cui stesura aveva iniziato già dal 1265. Si tratta di un monumentale trattato di teologia, metafisica e morale, in cui Tommaso - prendendo le mosse dalla Sacra Scrittura, dai Padri della Chiesa e dalle opere di altri autori dell’antichità - si sofferma su Dio, sul mistero della Santissima Trinità, sulla gerarchia angelica, sulla creazione, sul peccato, sul male, sulla necessità di osservare la legge naturale che è emanazione della Legge Eterna, sul rapporto tra natura umana e Grazia e su tante altre questioni affrontate con metodo deduttivo. Smise, però, di lavorarvi nel 1273, con decisione maturata dopo una messa celebrata il 6 dicembre dello stesso anno, lasciandone incompiuta la terza parte. Solo alcuni giorni più tardi confidò al confratello fra Reginaldo da Piperno, suo amico e confessore, di averne abbandonato il completamento poiché non riusciva più ad andare avanti, in quanto, tutto ciò che aveva scritto, gli sembrava insignificante al confronto con quanto aveva visto in una rivelazione spirituale del Signore. Di questo periodo di vita partenopea, si conserva ancora oggi, nel convento domenicano di San Domenico Maggiore, complesso monumentale che si erge proprio nel cuore del centro storico di Napoli, lungo il decumano inferiore (altrimenti conosciuto come “Spaccanapoli”), dove Tommaso soggiornò dal 1272 al 1274, una tavola raffigurante un crocefisso davanti al quale egli si prostrava e che un giorno - riferisce la tradizione - gli parlò chiedendogli, dato che la sua vita era cristianamente irreprensibile, quale ricompensa avesse voluto. Domanda alla quale lui rispose di non volere nient’altro che il Signore stesso. Nel 1274, fu inviato dal papa Gregorio X, che sarà Beato, come legato al Secondo Concilio di Lione (Francia meridionale), ma non poté parteciparvi perché si ammalò gravemente durante il viaggio, morendo il 7 marzo 1274 nell’abbazia di Fossa Nova, vicino ai paesi di Priverno e Sonnino (oggi nel comune di Priverno, provincia di Latina, regione Lazio) a neppure cinquant'anni. Le sue spoglie furono trasportate nella chiesa domenicana detta “dei giacobini” di Tolosa, pure nella Francia meridionale, dove sono tutt’ora conservate. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno, nella chiesa di San Domenico, il cranio nella concattedrale di Priverno (Latina), mentre una costola in prossimità del cuore nella basilica concattedrale di Aquino. Fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII, mentre l’11 aprile 1567 il pontefice Pio V lo dichiarò dottore della Chiesa con il titolo di “Doctor angelicus” (Dottore angelico), mentre, più recentemente gli è stato anche conferito quello di “Doctor Communis” (Dottore comune, cioè Dottore universale della Chiesa, non limitato a una scuola particolare). La profondità della sua teologia non si può spiegare senza il grande amore che provava per Dio, costantemente nutrito davanti al tabernacolo e nell’assidua preghiera. Nonostante una vita non particolarmente longeva, Tommaso produsse una mole considerevole di scritti. A lui sono attribuite trentasei opere e venticinque opuscoli. Il periodo più prolifico e fecondo della sua produzione va dal 1259 al 1272, tra il suo ritorno in Italia e il secondo soggiorno parigino. Le sue opere maggiori sono la già vista “Summa contra Gentiles” (“Somma contro i Gentili”), il “Secondo commentario delle Sentenze”, le “Questioni” e il suo capolavoro, la citata “Summa Theologiae” (“Somma Teologica”). Tommaso fu forse il pensatore più importante del Medioevo e la sua influenza nella Chiesa è tuttora fondamentale. Tutta la sua vita fu spesa nell’attività intellettuale e nella ricerca instancabile di Dio. Tommaso, domenicano e aristotelico al tempo stesso, fu insieme a Sant’Agostino uno dei più grandi filosofi, il massimo esponente della filosofia “scolastica” e il fondatore di quella cristiana. Per fare ciò, prese come esempio la filosofia aristotelica e suo obiettivo fu trovare il punto di equilibrio tra essa la religione cristiana, ovvero il rapporto tra fede e ragione.
Roberto Moggi
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