27 GENNAIO 2023 - SANTA ANGELA MERICI
Oggi - 27 gennaio 2023 - venerdì della III settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di Santa Angela Merici, vergine. Angela nacque attorno al 1474 a Desenzano, sul lago di Garda, in territorio della repubblica di Venezia (oggi Desenzano del Garda in provincia di Brescia, regione Lombardia), da un’agiata famiglia della piccola nobiltà rurale, molto attiva nel commercio. La sua infanzia fu segnata dalla prematura morte della sorella cui era legatissima e poi dei genitori, ma fu proprio la perdita della germana a incidere particolarmente sul suo animo sensibile, sommando al dolore della scomparsa la trepidazione per la destinazione della sua anima. Finita in uno stato di grave prostrazione, ebbe la grazia di essere consolata dal cielo, attraverso una rasserenante visione, che Angela ebbe a definire “della scala verso il cielo”, nella quale si apriva la volta celeste e, appunto attraverso una scala, ne scendeva una processione meravigliosa di angeli e vergini, che insieme suonavano e cantavano con gioia al Signore. Visione nella quale si può agevolmente cogliere il riferimento alla simile “scala” avuta in visione dal patriarca Giacobbe, così come descritta nel Libro della Genesi (Gen 28, 10-22). Angela era ancora adolescente quando fu accolta da un facoltoso zio materno a Salò, sulla riva dello stesso lago, rimanendovi diversi anni, durante i quali entrò, a coronamento di una precoce vocazione, nel Terzo ordine (oggi Ordine secolare) francescano, nel locale convento dei Frati minori osservanti di San Bernardino. Del periodo che va dalla sua adolescenza alla maturità, sappiamo ben poco, ma le scarne notizie tramandateci concordano nel rilevare la sua inclinazione alla frequenza dei sacramenti, alla preghiera, ai digiuni e alla contemplazione. Nel 1516, a circa quarant’anni d’età, si trasferì a Brescia in casa della sua conoscente Caterina Patengola, per confortarla in occasione della recente morte dei figli. Qui cominciò la sua missione di solidarietà e consiglio che, a poco a poco, si allargò ai tanti che sempre più facevano ricorso a lei, alle sue preghiere, alla sua mediazione e alla sua azione pacificatrice. Iniziò per lei un periodo di proficuo misticismo, di preghiera e di carità. La sua fama di santità intanto cresceva a dismisura, tanto che si legarono spiritualmente a lei, in un primo cenacolo, alcuni cittadini bresciani: Girolamo Patengola, il mercante Antonio Romano, l’agronomo Agostino Gallo e Giacomo Chizzola, uno dei più brillanti esponenti del patriziato locale, ambasciatore della “Serenissima” repubblica di Venezia e fondatore dell’Accademia di Rezzato nella stessa Brescia. In seguito cominciò a compiere i primi pellegrinaggi in luoghi santi della cristianità e, nel 1522, si recò presso il duomo di Mantova (Lombardia), al sepolcro della Beata Osanna Andreasi, morta stigmatizzata nel 1505 in quella città, ma fu il viaggio in Terra Santa, intrapreso nel 1524, ad assumere un particolare significato nel suo percorso spirituale. Quando la nave dei pellegrini giunse nel possedimento veneziano dell’isola allora detta Candia (oggi Creta, Grecia), fu improvvisamente colpita da un “evento” che si rivelò poi come straordinario, la quasi completa perdita della vista, che, una volta giunta in Terra Santa, le impedì di vedere i luoghi sacri. Gli agiografi interpretano questo episodio in chiave soprannaturale, in altre parole come una cecità transitoria procuratale dal Signore per costringerla a “guardare” con gli occhi dello spirito, onde affinarla nella comprensione del Suo disegno divino. Secondo alcuni testimoni del tempo, infatti, sarebbe stata la stessa Angela a confidare loro di aver visto i luoghi santi con gli occhi interiori come se gli avesse veduti con quelli esteriori. Dopo un tragitto travagliato e un rientro “fortunoso”, tanto che i compagni di viaggio attribuirono alle sue preghiere la loro salvezza, Angela arrivò a Venezia alla fine del 1524. Tornò carica di carisma, la santità della sua vita era ormai conosciuta ovunque, dai Luoghi Santi di Gerusalemme a Venezia, centro dei traffici mercantili, a Roma, capitale della cristianità, e a Milano. Il viaggio l’aveva profondamente mutata e la trasformazione doveva essere molto evidente. Tornata a Brescia, cominciò per lei, che aveva ormai assunto le connotazioni di una “santa viva”, una nuova dimensione di apostolato pubblico, tanto è vero che moltissime erano le persone d’ogni livello sociale, tra cui religiosi e nobili, che si recavano a incontrarla per chiederle consiglio. Nel 1525, dopo pochi mesi, andò in pellegrinaggio a Roma per l’anno giubilare, venendo ricevuta dal papa Clemente VII, che le propose di restare al suo servizio, invito che però lei declinò. Quando Angela tornò a Brescia, nello stesso anno, non era più la stessa “pia donna” partita per il suo primo pellegrinaggio. La sua integerrima vita spirituale l’aveva plasmata, resa più profonda, sapiente e capace di cogliere l’essenza delle cose. Così, il 25 novembre 1535, Angela rese concreta una sua grande intuizione e, presso la chiesa di Santa Afra a Brescia, assieme ad altre ventotto compagne, si impegnò a dedicare il resto della sua vita al servizio di Dio, specialmente mediante l'istruzione e l'educazione delle fanciulle, dando così inizio alla “Compagnia delle dimesse di sant'Orsola”, in onore di Sant’Orsola, nobile martire bretone del III-IV secolo circa, alla quale era molto devota (oggi Istituto delle Suore Orsoline). Le prime orsoline vivevano "da vergini nel mondo", ovvero non praticavano vita comune, non avevano abito religioso e non emettevano voti. Le dimesse della Compagnia rimanevano nello stato laicale, conducevano una vita ritirata, si riunivano periodicamente per la comunione generale, seguivano la regola preparata dalla fondatrice ed erano soggette all'autorità dei vescovi locali, che riconoscevano come unici superiori, venendo inizialmente approvate dal vescovo di Brescia nel 1536. Con la nuova condizione di vita consacrata nata dalla sua intuizione, ogni donna poteva santificare la propria esistenza non rinchiusa fra le mura di un convento, ma vivendo e operando nel mondo sul modello della Chiesa primitiva. Ciò portava implicitamente all’attribuzione di dignità a ogni “stato” o “condizione” femminile, in un mondo che invece vedeva con sospetto la nubile, fuori dai due soli stati socialmente riconosciuti del matrimonio o della vita religiosa. Per le orsoline, assunse una particolare valenza simbolica il cosiddetto “Matrimonio mistico” di Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire (287-305), la cui memoria liturgica si celebrava il giorno della fondazione della “Compagnia”, che è narrato in un testo medievale che descrive la conversione al cristianesimo di Caterina. Il testo racconta come, dopo esser stata battezzata, la giovane abbia avuto una visione: nel cielo, tra angeli e santi, le apparvero la Madonna con in grembo il Bambino Gesù, il quale infilò al dito di Caterina un anello, facendola sua sposa. Per questo l’istituzione prese a definirsi come la “Compagnia delle spose di Gesù”, instaurando anche il rituale della “incoronazione” delle nuove Orsoline, di grande importanza simbolica, mediante la quale ognuna di esse diviene “Sponsa Christi”. Angela spirò a Brescia il 27 gennaio 1540 e, quando in città se ne sparse la voce, una gran folla si riversò nella chiesa di Sant’Afra (oggi santuario a lei dedicato) ove fu composto il corpo in una bara aperta. Per trenta giorni restò esposto all’incessante pellegrinaggio di fedeli senza che mostrasse segni di decomposizione. Raccontano le cronache che dopo la sua morte accaddero eventi straordinari e che nelle prime sere sopra la chiesa di Sant’Afra apparve un grandissimo splendore o per altri una lucidissima stella, entrambi corrispondenti perpendicolarmente al punto dove giaceva il suo corpo. Venerata per oltre due secoli come santa, ne fu aperto il processo di canonizzazione nel 1757 su richiesta delle Orsoline di Roma. Un decennio dopo, nel 1768, fu proclamata beata da papa Clemente XIII e infine canonizzata dal Pio VII nel 1807. Il pontefice Pio IX, nel 1861, ne estese il culto alla Chiesa universale.
Roberto Moggi
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