#TCNCH - 221125
"Panta Rei", tutto scorre.
(Eraclito)
Idealmente,
facciamo in modo che le mani siano sempre vuote, lasciando andare ciò
che non possiamo trattenere, e pronte ad afferrare tutte le occasioni
che la vita ci offre e, quando non succede, ad inventarle.
Con
l'avanzare dell'età, sorge facilmente il desiderio che nulla cambi e
tutto resti uguale, un bisogno di tranquillità, che non abbiamo mai
provato nel corso dell'età adulta e lavorativa, se non per particolari
predisposizioni a stati ansiosi.
Un
bisogno accentuato dai timori che sopraggiungono a una certa età,
dovuti alle cause più svariate, dai malori dovuti all'anzianità, con la
salute che non è più la stessa, rispetto a qualche anno prima, o
semplicemente per la consapevolezza, vissuta nel modo più negativo, di
essere anziani, con un futuro che appare sempre più esiguo, rispetto
alla vita passata, una necessità che per alcuni diventa una vera e
propria dipendenza, che non farà altro che produrre ulteriori delusioni
Ma
cercare di aggrapparsi a qualsiasi cosa, che siano certezze, persone o
situazioni, che vorremmo si comportassero o avvenissero solo come le
desideriamo, non fa che accrescere frustrazioni e sofferenze.
Il mondo non si cura dei nostri desideri, nei continui mutamenti che produce.
Impariamo
ad accogliere qualsiasi cambiamento come un rinnovamento continuo del
nostro essere, anche se è rappresentato dalle situazioni peggiori o
dalla scomparsa delle persone che ci sono più care.
Le
situazioni più avverse, spesso si presentano come lezioni che ci
insegnano ad apprezzare di più la vita nella sua semplicità, mentre gli
ineluttabili cambiamenti prodotti dal venir meno di persone a cui
teniamo, che chiunque è condannato ad affrontare, a meno che la sua
stessa vita non sia che un attimo, vanno presi con la convinzione che la
morte non è altro che il passaggio ad un'altra dimensione, che sarebbe
addirittura da festeggiare e non da deplorare, come purtroppo ci hanno
abituato i modelli che ci sono stati inculcati.
Qualsiasi
evento piacevole o meno che volga al termine, lasciamolo andare con il
distacco che ci faciliti il non attaccamento, disposti ad accogliere il
nuovo senza alcuna ritrosia, che servirebbe soltanto a peggiorarlo
inutilmente, tenendo sempre presente che noi stessi, in questo mondo,
non siamo altro che un'effimera parentesi e c'è una ben altra esistenza
che ci attende.
Vivere
in modo statico, aggrapparsi alle abitudini e andare in bestia se si è
costretti anche a cambiarle parzialmente, non significa vivere, ma
vegetare.
Cercare
continuamente di rinnovarsi, cambiando le abitudini, facendo cose mai
fatte; inventarsi modi diversi di passare il tempo, un hobby ad esempio,
se non lo si ha; se già piace leggere, cercare testi più impegnativi;
per chi trova difficile scrivere, sia in Facebook, che sul web, può
trovare migliaia di spunti per riuscire a scrivere qualche riga;
frequentare associazioni culturali, circoli ricreativi, etc.
I
modi che permettono d'inventarsi un diverso modo di vivere sono tanti
e, più ci si riesce, più se ne avvantaggiano sia l'umore, che la salute
e, dulcis in fundo, migliora anche l'aspettativa di vita.
Facciamo
nostro il motto dell'Accademia del Cimento: Provando e riprovando,
senza pensare che ormai è troppo tardi, perché chiunque affronta la vita
come un continuo cimento, come deve essere a qualsiasi età, la parola
"ormai" non fa parte del suo lessico.
rm
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