#TCNCH - 220504
Il problema principale della terza età è che deve diventare un "non problema"
L’
invecchiamento rappresenta la terza e ultima età della vita, fase che
oggi si è progressivamente prolungata con l’innalzamento dell’età media.
Spesso
si rischia di trascorrerla all’insegna della depressione e/o della
disperazione, se l’ idea che sopraggiunge è quella della fine e
dell’abbandono, che fanno sentire dimenticati, incompresi e inutili.
Il
timore viene alimentato dal fatto che l’odierna società è volta a
privilegiare “il giovane e il bello” e si ha la convinzione che ci si
stia affacciando verso un periodo di distacco e di esclusione.
La
terza età è infatti una fase costellata da tante conclusioni. L’uscita
dalla vita attiva, la fine della giovinezza e della prestanza fisica, la
conclusione di molte relazioni interpersonali, compromesse dalla morte
di familiari ed amici, la fine del lavoro con il pensionamento, che un
anziano si trova inevitabilmente ad affrontare e spesso a giudicare come
una serie di perdite irrecuperabili.
Esistono diversi modi per affrontare la terza età e non c'è che da scegliere i migliori.
Un
primo modo ideale è caratterizzato dal vivere con serenità, lucidità e
responsabilità, senza curarsi della brevità del tempo che resta da
vivere, considerandola una statistica che non si ha alcuna voglia di
seguire, atteggiamento avvalorato dalle persone più longeve, che non si
avviliscono pensando al futuro, ma vivono intensamente il presente,
protraendo vantaggiosamente l'aspettativa di vita.
La seconda maniera consiste nel non subire l’invecchiamento come se fosse una malattia irreversibile.
Molti
anziani non riescono ad accettare la realtà della diminuzione delle
proprie capacità di lavoro, di relazioni e di sopravvivenza.
Bisogna
considerare che ci si trova in un momento della vita che richiede di
essere affrontato con molta più attenzione e determinazione di quelle
osservate nel vissuto precedente e non ci si può più concedere il lusso
di lasciarsi andare, come può esserci successo da giovani o da adulti,
quando il fisico sopperiva a certe lacune di comportamento.
Il
miglior comportamento da seguire è prepararsi per questa tappa della
vita cercando di affrontare i problemi biologici, fisiologici,
psicologici e spirituali che producono le crisi esistenziali, senza
cedere alla nostalgia e al continuo tornare ai ricordi e ai fatti del
passato, accompagnati da rimpianti e, ancor peggio, da recriminazioni,
che non ci fanno ottenere altro che una vita più avvilente e meno
duratura.
Un
altro suggerimento è quello di non isolarsi, ma di arricchire il
proprio tempo con relazioni e incontri, sfruttando l’opportunità di
vivere nuovi rapporti. Privilegio di cui alcuni non hanno potuto godere,
durante l'attività lavorativa, e che fanno sempre in tempo a
recuperare.
Infine,
un altro consiglio è quello di non cedere all’abitudine, che alla fine
spinge a non “ri-pensarsi” e ad abbracciare uno stato di pigrizia che,
col tempo, diventa sempre più difficile da contrastare.
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