6 APRILE 2022 - SAN PIETRO DA VERONA
Oggi - 6 aprile 2022 - mercoledì della V settimana del Tempo di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Pietro da Verona, sacerdote e martire. Pietro nacque verso il 1205 nella città di Verona, capitale dell’omonima Signorìa nel nord-est della Penisola Italiana (oggi capoluogo di provincia della regione Veneto), dalla nobile e potente famiglia Rosini. I suoi genitori, nati cattolici, erano stati sedotti e contaminati dall’eresia Manicheista (fondata in Persia dal filosofo Mani nel III secolo, che concepiva tutto ciò che esiste come espressione della lotta perenne tra il bene e il male), alla quale Pietro, che studiò comunque nelle scuole cattoliche, presto cominciò a opporsi apertamente. Più tardi si trasferì a Bologna, Libero Comune della Romagna (oggi capoluogo della regione Emilia-Romagna), dove completò gli studi di diritto presso la prestigiosa università locale. In questa città, ebbe modo di assistere alle pubbliche prediche tenute nelle piazze dal frate e presbitero spagnolo Domenico di Guzmán (1170-1221), futuro santo, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, detti comuemente "Domenicani" in suo onore. Rimase letteralmente affascinato dal carisma di Guzmán e, anche grazie ai suoi toccanti sermoni, sviluppò una salda vocazione religiosa che lo spinse, nel 1221, ad entrare proprio nell’ordine religioso da quest’ultimo fondato, preparandosi per diventare sacerdote. Una volta ordinato presbitero, narrano le fonti, mantenne sempre una condotta esemplare alla sequela di Cristo, anelando costantemente alla lotta per la fede, tanto che, celebrando la Santa Messa, all’elevazione del calice chiedeva sempre al Signore la grazia di farlo morire martire. Nel 1232, venne nominato Inquisitore per l'Italia settentrionale da Papa Gregorio IX (dal 1227 al 1241), dal quale fu inviato a combattere le eresie che si erano largamente diffuse in Lombardia. Nel 1234, destinato a Firenze per lo stesso motivo, affrontò senza posa gli eretici soprattutto con la Parola, creandosi parecchi nemici. Fra il 1232 e il 1234, inoltre, è citato da fonti storiche come promotore o attivo partecipante nella fondazione di varie "Società della Fede" e "Confraternite Mariane" a Milano, Firenze e Perugia. Queste ultime erano fondamentalmente istituzioni poste a difesa della dottrina cristiana, che sorsero poi anche presso molti conventi Domenicani. A partire dal 1236, visitò tutte le principali città del centro e del settentrione d’Italia, col titolo di "Grande Predicatore" contro l’eresia dualistica dei Manichei, la stessa che aveva osteggiato, già da fanciullo, nella sua stessa famiglia d’origine. Ma fu Milano il campo principale del suo apostolato, dove le sue prediche e le sue pubbliche dispute con gli eretici erano accompagnate sovente da miracoli e profezie, tanto che molti apostati ritornavano alla vera fede del Vangelo. Nel 1251, Papa Innocenzo IV (dal 1242 al 1254) gli diede l’incarico specifico di Inquisitore per le città di Milano e Como. Pietro intraprese subito la sua opera in questi centri con grande energia, ma la lotta fu dura perché l’eresia era molto radicata in quelle zone. Il 24 marzo 1252, Domenica delle Palme, durante una predica, egli predisse pubblicamente e con estrema chiarezza la propria morte violenta per mano degli eretici che già da tempo tramavano contro di lui, rassicurando gli attoniti fedeli che avrebbe combattuto più da morto che da vivo. La previsione si avverò puntualmente. I capi delle sette eretiche delle città di Milano, Bergamo, Lodi e Pavia, tutte in Lombardia, coalizzati tra loro, assunsero dei sicari per assassinarlo, tali Pietro detto Carino di Balsamo (oggi Cinisello Balsamo in provincia di Milano, Lombardia) e Albertino Porro di Lentate (oggi Lentate sul Seveso in provincia di Monza e Brianza, Lombardia). Il 6 aprile 1252 essi prepararono un agguato in un bosco vicino a Meda, non lontano da Milano (oggi in provincia di Monza e Brianza, Lombardia), dove Pietro, unitamente al confratello Domenico che lo accompagnava nel tragitto da Como a Milano, si era fermato per riposardi prima di proseguire la strada. Il sicario Albertino, pentito, all’ultimo momento abbandonò il criminoso intento e, pertanto, fu il solo Carino che, con un particolare tipo di falce detto "falcastro", colpì la testa di Pietro, conficcandogli anche un lungo coltello nel petto prima di darsi alla fuga. Le agiografie riportano che Pietro, prima di spirare, intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse per terra la parola "Credo". Anche il suo confratello Domenico ricevette parecchie ferite gravi che lo portarono alla morte sei giorni dopo, nel convento delle Benedettine di Meda dove venne ricoverato. Il corpo di Pietro, pietosamente raccolto, fu subito trasportato a Milano, dove ebbe esequie trionfali e fu sepolto nel cimitero dei martiri, vicino al convento di Sant’Eustorgio, dove si conservano ancora la roncola ed il pugnale dell’assassino. Già quello stesso giorno, si diffusero notizie di miracoli dovuti alla sua intercessione. Tra queste grazie, bisogna annoverare la conversione del vescovo eretico Daniele da Giussano, uno dei mandanti dell’efferato delitto e dello stesso esecutore Carino, che entrarono anch’essi, poi, in un convento dell’Ordine Domenicano. Il grande clamore suscitato dal vile omicidio ed i tanti prodigi che avvennero, a lui collegati, fecero sì che da tutte le parti si chiedesse l’innalzamento alla gloria degli altari di Pietro. Ciò avvenne ed il suo culto ebbe grande espansione. La sua data di culto è il 6 aprile, mentre l'Ordine Domenicano lo ricorda il 4 giugno.
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