Sempre
a proposito del riuscire a non essere schiavi della nostra mente, ma
assoggettarla al nostro volere, usandola per quello che è, uno strumento
per mezzo del quale possiamo essere padroni e non succubi dei nostri
pensieri.
Coltiviamo
il silenzio per oltrepassare chi crediamo di essere e conoscere il
nostro sé sconosciuto, che aspetta di essere scoperto.
Cercare di oltrepassare quel sé che riteniamo di essere, che ci assiste nella vita di tutti i giorni. Quel sé che genera tutti i nostri pensieri,
i nostri stati d'animo, il nostro comportamento. Quel sé dispotico,
anche se non ce ne accorgiamo, che crediamo di padroneggiare, senza
renderci conto che ne siamo schiavi. E' quando cerchiamo di
oltrepassarlo e andare oltre che ci accorgiamo della sua tirannia.
Diventa il nostro peggiore avversario. Le inventa tutte per riprendere
il controllo della nostra mente, di continuare ad esserne il padrone.
Dispensandoci a piene mani le tiritere quotidiane dalle quali cominciamo
a sentire il bisogno di distaccarci, di andare oltre, alla ricerca del
nostro vero SE'. Uno dei modi che ci permette di annullarlo è il silenzio. Col silenzio mentale, costringiamo al silenzio quel sé che è diventato nostro nemico. Non è una lotta facile.
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